Scuola, un referendum contro la riforma di Renzi

Scuola, un referendum contro la riforma di Renzi

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No Ddl. Il movimento ci pensa: subito due milioni di firme per indire un referendum contro la Buona Scuola del Pd. Continuano gli scioperi della fame a staffetta. Per settembre si pensa a «uno sciopero nazionale». Camusso (Cgil): «Nessuno si faccia l’illusione che basti un altro voto di fiducia alla Camera per chiudere la partita». Bernocchi (Cobas): Quella di Renzi è una vittoria di Pirro». L’appello a Mattarella: «Presidente, non firmi la legge». Martedì 7 luglio la protesta torna alla Camera

Disob­be­dienza civile, refe­ren­dum abro­ga­tivo e l’indicazione di un’alternativa. Di que­sto si discute nel movi­mento della scuola dopo l’approvazione del Ddl Renzi-Pd al Senato gio­vedì 25 giu­gno. I comi­tati che hanno pro­mosso lo scio­pero della fame a staf­fetta in Emi­lia Roma­gna oggi hanno con­vo­cato un’assemblea regio­nale nella chie­sta evan­ge­lica meto­di­sta in via Vene­zian a Bolo­gna (ore 18,30) per con­ti­nuare la mobi­li­ta­zione in vista dell’approvazione defi­ni­tiva del 7 luglio alla Camera per «evi­den­ziare un atto di arro­ganza inac­cet­ta­bile» scri­vono su Facebook.

Alla loro lotta con­ti­nuano ad unirsi docenti e geni­tori in tutto il paese. In un gazebo alle­stito in via Duomo a Corato, in pro­vin­cia di Bari, dome­nica scorsa è ini­ziato uno scio­pero della fame che durerà una set­ti­mana. Oltre alla chia­mata diretta del preside-manager, con­si­de­rato un vul­nus alla libertà di inse­gna­mento, i docenti pro­te­stano anche con­tro le otto dele­ghe in bianco lasciate al governo. Al pre­si­dente della Repub­blica Mat­ta­rella i docenti chie­dono di non fir­mare la legge. È pre­ve­di­bile che il loro appello sarà ripreso da molte per­sone nell’imminenza dell’ultimo voto alla Camera. Due sono le idee per con­ti­nuare la mobi­li­ta­zione a settembre.

La prima è rac­co­gliere «almeno due milioni di firme neces­sa­rie» per indire un refe­ren­dum abro­ga­tivo della con­te­sta­tis­sima riforma «e otte­nere il quo­rum», scri­vono i comi­tati bolo­gnesi. «Se non si rac­col­gono le firme neces­sa­rie, se si sba­glia il que­sito, se non si rag­giunge il quo­rum – scrive su Face­book Gio­vanni Coc­chi, docente bolo­gnese e autore di un clic­ca­tis­simo video di rispo­sta allo spot di Renzi alla lava­gna — ci si con­danna, nel migliore dei casi, ad un’inutile “vit­to­ria morale”; nei fatti alla con­creta impos­si­bi­lità di “tor­narci sopra” per i pros­simi due secoli». Il refe­ren­dum «deve par­tire dagli inse­gnanti geni­tori e stu­denti — aggiunge Coc­chi — Va detto con grande fran­chezza che “inte­starsi” il refe­ren­dum costi­tui­rebbe un grave errore se non addi­rit­tura un grave danno». Quando «si com­batte una legge ingiu­sta, è dove­roso – oltre che più con­vin­cente – saper indi­care un’alternativa giu­sta» con­clude Coc­chi. I 34 comi­tati per la legge di ini­zia­tiva popo­lare «Per una buona scuola per la Repub­blica» (Lip) si atti­ve­ranno per la rac­colta firme per il referendum.

Seconda ipo­tesi per la mobi­li­ta­zione: uno «scio­pero nazio­nale» per il primo giorno di scuola a set­tem­bre. È una richie­sta più volte emersa nelle ultime mani­fe­sta­zioni dai docenti che hanno tra­sci­nato i sin­da­cati in una lotta senza quar­tiere con­tro Renzi e il par­tito demo­cra­tico dallo scio­pero gene­rale del 5 mag­gio a oggi. L’appello è alla «disob­be­dienza civile», è rivolto anche ai sin­da­cati ed «è un impe­ra­tivo morale che ogni inse­gnante eser­ci­terà come sente».

Non meno duri con il governo Renzi sono i toni usati dai mas­simi espo­nenti sin­da­cali. «Vor­rei che nes­suno si facesse l’illusione che basti un altro voto di fidu­cia alla Camera per chiu­dere la par­tita — ha detto la segre­ta­ria gene­rale Cgil Susanna Camusso ieri a Bolo­gna– La verità è che si stanno deter­mi­nando le con­di­zioni per cui la scuola, da set­tem­bre, sia ingo­ver­na­bile». Il governo «deve sapere che sta com­met­tendo ingiu­sti­zie straor­di­na­rie e mette in discus­sione uno stru­mento fon­da­men­tale per l’unità del paese e per il suo futuro».

Car­melo Bar­ba­gallo, segre­ta­rio gene­rale Uil, riflette sulle 102.734 assun­zioni dei docenti pre­cari, divisi in tre fasi, come pre­vi­sto dai commi 94–104 del maxie­men­da­mento che oggi sarà discusso dalla VII com­mis­sione alla Camera: «Renzi userà le assun­zioni come foglia di fico per coprire le ver­go­gne di una riforma sgan­ghe­rata di cui non c’era biso­gno per dare sta­bi­lità ai pre­cari che sono pre­oc­cu­pati di restarne suc­cubi — ha detto Bar­ba­gallo — Que­sta riforma è inap­pli­ca­bile e resterà inat­tuata. È riman­data a set­tem­bre e allora si faranno i conti».

«Quella di Renzi è la vit­to­ria di Pirro. I docenti non accet­te­ranno mai di per­dere la libertà di inse­gna­mento, di essere assunti e licen­ziati da un preside-padrone, di essere pre­miati o puniti da un “gran Giurì” com­po­sto da col­le­ghi, più uno stu­dente e geni­tori che nulla sanno per valu­tarli, e che instau­re­reb­bero un potere asso­luto, alla Mar­chionne, in ogni isti­tuto» rilan­cia Piero Ber­noc­chi (Cobas). Di tutta rispo­sta, è arri­vata la con­ferma che la com­po­nente della mino­ranza Pd «Sini­stra è cam­bia­mento» voterà la fidu­cia al governo. «Credo che sia un bene che que­sta riforma pro­ceda — ha detto Cesare Damiano che defi­ni­sce «ogget­tivi» i cam­bia­menti del testo al Senato, anche se non sod­di­sfano pie­na­mente una mino­ranza che è stata annien­tata da Renzi con la fiducia.

La pro­te­sta con­ti­nua a piazza Mon­te­ci­to­rio mar­tedì 7 luglio.



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