Cure mediche gratis e Borsa dei cibi di scarto così gli Angeli anti-crisi provano a salvare Atene

Cure mediche gratis e Borsa dei cibi di scarto così gli Angeli anti-crisi provano a salvare Atene

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ATENE. L’armata degli angeli anti-crisi di Atene si è regalata un nuovo iscritto di peso. «Ci stavamo pensando da un po’» ammettono alla sede dell’Associazione dei medici ellenici. Poi domenica scorsa, davanti alle immagini in tv delle code ai bancomat e agli allarmi sulle scorte di medicine nelle farmacie, hanno rotto gli indugi. «Crisi o non crisi una cosa non cambia: i greci non hanno perso il vizio di ammalarsi», scherza Eirini Vathis, infermiera all’Evangelismos.
E così la mini-Confindustria dei dottori – davanti al rischio dell’ennesima emergenza sanitaria – ha acceso il pc e mandato una mail a tutti i suoi iscritti: «Questa settimana, almeno fino al referendum, vi preghiamo di curare gratuitamente chiunque ne avesse davvero bisogno».
Un fiore nel deserto? Tutt’altro.
Tsipras, Merkel e i tecnocrati della Troika sono i primattori mediatici della tragedia della Grecia. Dietro le quinte però, lontano dai riflettori, a scrivere il lato B dell’austerity sono altri protagonisti: un piccolo esercito di eroi per caso che in questi cinque anni passati come uno tsunami sul paese si è rimboccato le maniche e ha sostituito uno stato senza soldi, aprendo un ombrello di solidarietà sulla parte più debole della società.
«Platone dice che la comunità si costruisce quando la gente non è più autosufficiente » è il mantra di Xenia Papastravou, laurea alla London School of Economics e anima della Ong Boroume. Lei è uno dei primi angeli della capitale: nel 2011 – mentre era dal panettiere verso l’ora di chiusura – ha adocchiato 12 torte di formaggio che due ore dopo sarebbero finite come avanzi in pattumiera. E, con l’ok del fornaio, le ha portate alla mensa della chiesa locale, dove ogni sera si allungava una fila di persone che non avevano i soldi per la cena.
L’economista che c’è in lei ha fiutato il business. A fin di bene. E oggi quelle torte di formaggio si sono moltiplicate come i pani e i pesci. Boroume ha distribuito lo scorso anno in tutta la Grecia 1,3 milioni di pasti strappati alla spazzatura (il 400% in più del 2013).
Donano gli avanzi gli alberghi di lusso, regalano i cibi vicini alla scadenza le catene di supermercati. «Il telefono non smette mai di squillare» racconta uno dei 60 volontari che ruotano attorno al piccolo ufficio nel cuore della vecchia Atene, dove un data base hi-tech incrocia la domanda (purtroppo ancora in aumento) e l’offerta, pilotando a destinazione qualcosa come 4mila pasti al giorno.
A 100 metri dal quartier generale della geniale Borsa degli scarti alimentari di Alexandra c’è la clinica gratuita di Doctors of the world, che dal 2012 a due mesi fa – quando il governo Syriza ha reintrodotto il concetto di copertura sanitaria per tutti – è stata uno dei pochissimi punti di riferimento per quel milione di greci che dopo un anno di disoccupazione ha perso il diritto all’assistenza medica gratuita.
«Pensavamo di aver visto tutto, ma di fronte al rischio del default del paese ci stiamo preparando al peggio» racconta Dimitris nel suo camice blu, uno dei pediatri volontari che la mattina visitano i bambini. «La nostra clinica mobile lo scorso anno ha assistito 80mila persone» racconta Nikitas Kanakis, l’anima di questa oasi di solidarietà in uno dei quartieri più problematici della capitale. E ogni mattina davanti all’ospedale c’è una fila di un centinaio di persone in attesa «tra cui i greci – ammette sconsolato -sono sempre di più».
L’Europa si sta sfaldando in diretta in queste ore in un ping-pong tra Atene, Berlino e Bruxelles. I suoi valori, per fortuna, resistono ancora in queste strade strette e spesso un po’ malandate sotto il Partenone.
Ogni venerdì a Ermou, davanti ai negozi delle griffe, si piazza la cucina mobile di O Allos Anthropos sotto il cartello “Cibo gratis per tutti” a servire pasti gratuiti. Manna in un paese (dati Ocse) dove la percentuale di chi non può permettersi un pasto è raddoppiata dal 2008 al 18%. Ci sono gli psicologi di Klimaka che aiutano le persone in difficoltà neurologica (i suicidi nel paese sono aumentati del 35 per cento), la Kyada che ha organizzato centinaia di posti letto per i senza tetto.
In questi giorni, da Salonicco ad Atene, si stanno moltiplicando le iniziative spontanee per aiutare le centinaia di migranti che ogni giorno passano qui nel corso dell’Odissea per fuggire dalle guerre.
Al Pireo, nel cuore della vecchia base americana, lavorano i volontari della Metropolitan Clinic of Helliniko. Il governo ha tagliato i fondi agli ospedali – scesi da 640 milioni a 43 nei primi quattro mesi dell’anno – e molti arrivano qui, di fronte al vecchio campo di baseball dei militari a stelle e strisce, per farsi curare o prendere medicinali.
«Siamo a quota 1.100 visite al mese» dice Christos Sideris, uno dei coordinatori dell’iniziativa appena premiata dal Parlamento europeo con un riconoscimento («un premio ipocrita – dice Christos – senza l’imposizione della loro austerity di noi non ci sarebbe bisogno»). L’università di Atene calcola che nel paese – in questi cinque anni d’austerity – siano spuntate almeno 500 iniziative spontanee di solidarietà come queste.
Il Pil scende, la Troika taglia le pensioni. Ma il numero degli angeli di Atene, almeno quello e per fortuna, continua a crescere.


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