SPAGNA Scuola in rivolta contro la riforma classista del Pp

Loading

Solo il Pp – che però ha la maggioranza assoluta – ha votato a favore della legge, che è già passata alla camera e dovrebbe essere approvata in senato entro dicembre.
La riforma porterà nuovi tagli e lascerà una forte impronta sul sistema scolastico: «È una riforma franchista», ha commentato Ana García, segretaria generale del Sindicato de estudiantes, che martedì ha convocato tre giorni di proteste che hanno svuotato le aule dei licei e delle università di tutto il paese. Oggi si uniranno anche professori e genitori, per il secondo sciopero di tutto il settore scolastico del governo di Rajoy. Di certo la riforma – la «controriforma» si legge sui cartelli di alcuni studenti – ha forti connotazioni ideologiche: la religione ritorna a essere oggetto di valutazione, mentre l’educazione civica (introdotta dal governo Zapatero e criticata in varie occasioni dalla Chiesa) viene ridotta e rivista nei contenuti. L’autonomia dei centri educativi ne esce pesantemente limitata e con essa la possibilità di scegliere la lingua veicolare d’insegnamento, uno dei punti più controversi della legge Wert che si scontra con i sentimenti nazionalisti di regioni come Catalogna e Paesi baschi.
Il segno della riforma emerge anche dalle misure più «tecniche» adottate, secondo il ministro, con la finalità di limitare l’abbandono scolastico che in Spagna duplica la media europea e si attesta intorno al 25%. Ritorneranno le revalidas, esami di fine ciclo vincolanti per l’assegnazione del titolo di studio e saranno introdotti percorsi di studio differenziati a seconda del rendimento scolastico degli alunni: gli studenti più bravi potranno accedere alla formazione pre-universitaria, mentre gli altri saranno indirizzati verso la scuola professionale. «Invece di investire su professori di sostegno e programmi di rinforzo – fa notare la segretaria del sindacato degli studenti – la riforma introduce una selezione darwiniana che penalizza proprio chi avrebbe più bisogno di aiuto e di formazione». Ovvero, molto spesso, chi non ha in famiglia i mezzi per raggiungere un buon profitto scolastico, accedere, quindi, all’università e, in prospettiva, a un lavoro qualificato. «Per questo la legge Wert è una riforma classista, che blocca la mobilità sociale e impedisce alle classi meno abbienti di ottenere un’istruzione superiore», spiega García.
In effetti, per quanto riguarda i costi dell’istruzione, la nuova normativa del Pp fa segnare livelli inediti. Le tasse universitarie sono aumentate tra il 60 e il 130% e le borse di studio ridotte in numero e consistenza: «Il diritto allo studio si sta trasformando in un lusso» e, di certo, non è questa la migliore strategia per spezzare la spirale della disoccupazione e dell’abbandono scolastico. «Ci sono ragioni più che sufficienti perché la scuola, domani (oggi, ndr), scenda in piazza. Ma la questione è così rilevante – conclude Ana García – che ormai non riguarda più solo il settore educativo, bensì la società intera: sarebbe opportuno che i sindacati maggioritari facciano sponda e convochino uno sciopero generale».


Related Articles

Europa, un patto solido tra populisti e vecchia proprietà

Loading

Le elezioni di maggio, se le formazioni nazionaliste dovessero prevalere nella misura in cui sperano, farebbero del Parlamento una rumorosa tribuna ideologica, costretta però in concreto all’alleanza tra “populismi” e liberalismo conservatore

Regeni, sfida dell’Egitto “I tabulati sono segreti i pm non li avranno mai”

Loading

Gentiloni: siamo pronti ad adottare misure ulteriori Irritazione di Al Sisi. Arrestati i parenti dei banditi uccisi

Rapporto sulle carceri d’Europa. In Italia celle tra le più sovraffollate

Loading

Carcere. Presentato ieri a Roma il rapporto di Antigone e dell’European Prison Observatory sul sistema penitenziario europeo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment