Tagli, ribassi, iperlegalitarismo: così Roma distrugge il sociale

Tagli, ribassi, iperlegalitarismo: così Roma distrugge il sociale

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L’altra faccia di Mafia Capitale 4. La riduzione del budget da 3 milioni a 1,2 mette a rischio 14 centri interculturali su 23. La protesta contro un bando “iniquo e umiliante” del Campidoglio. 500 bambini perderanno la scuola, dieci di loro sono stati nominati “ambasciatori di cittadinanza” dal sindaco Ignazio Marino. Massimo Guidotti, fondatore del centro “Celio Azzurro”: “Questa è una città barbarica e insensata”. La denuncia delle associazioni del terzo settore: una delibera dell’assessore alla legalità Sabella distruggerà le politiche sociali

ROMA. «Vogliamo la scuola!» hanno urlato due­cento bam­bini, geni­tori e ope­ra­tori dei cen­tri inter­cul­tu­rali romani che rischiano seria­mente di chiu­dere a causa della ridu­zione del bud­get deciso dalla giunta Marino: da 3 milioni di euro a 1,2. Ieri hanno mani­fe­stato davanti al dipar­ti­mento delle poli­ti­che sociali dove sono stati rice­vuti dall’assessore al sociale Fran­ce­sca Danese. «Roma capi­tale dimen­tica il sociale» lo stri­scione della pro­te­sta che rias­sume, in poche let­tere, l’impatto deva­stante sul wel­fare pro­dotto da Mafia Capi­tale sull’amministrazione capitolina.

I tagli per con­te­nere il debito della città e le nuove pro­ce­dure iper­le­ga­li­ta­rie spin­ge­ranno alla chiu­sura di una delle crea­zioni del centro-sinistra della Capi­tale. Que­sto «terzo ambiente», dopo la scuola e la fami­glia, per bam­bini e ragazzi ita­liani e stra­nieri da 0 a 18 anni risale alla giunta Rutelli. Il bando tanto atteso, dopo una vacanza di cin­que anni, por­terà alla chiu­sura di 14 cen­tri su 23. Ne reste­ranno aperti solo nove in altret­tanti muni­cipi. Senza con­tare che in più di un muni­ci­pio, come il primo (cen­tro sto­rico) ce ne sono tre che rischiano di farsi una con­cor­renza che nes­suno vuole. Ad oggi fre­quen­tano l’asilo nido o la scuola d’infanzia 716 bam­bini con meno di sei anni, 217 sono i ragazzi dai 7 ai 18 anni che tro­vano in que­sti cen­tri l’occasione per inte­grarsi e socia­liz­zare in una città deserta.

*** L’inchiesta: L’altra fac­cia di Mafia Capitale***

Gli ope­ra­tori sociali senza sti­pen­dio (2 luglio 2015)

Il lato oscuro dell’accoglienza (25 set­tem­bre 2015)

La chiu­sura dei cen­tri inter­cul­tu­rali per i minori (6 otto­bre 2015)

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Con il nuovo bando, cal­co­lano gli ope­ra­tori, 500 tra bam­bini e ragazzi, non avranno più que­sta pos­si­bi­lità e saranno inghiot­titi da una metro­poli cupa, depres­siva, vio­lenta. L’assessore Danese ha sot­to­li­neato la neces­sità di tor­nare a fare i bandi dopo anni di affi­da­menti diretti e si è impe­gnata a tro­vare altre risorse. In que­sti anni, sostiene, «è man­cato il moni­to­rag­gio e la valu­ta­zione dei cen­tri». Per i cen­tri l’incontro è stato invece nega­tivo. La loro richie­sta di bloc­care un «bando ini­quo» è stata «defi­nita irri­ce­vi­bile». Insieme alle fami­glie, il coor­di­na­mento for­mato da cen­tri come Celio Azzurro, Arma­dilla, Nes­sun luogo è lon­tano o Zero in Con­dotta, si è impe­gnato a orga­niz­zare la lotta «con­tro una deci­sione ingiu­sta e irre­spon­sa­bile che, se attuata, man­derà a casa bam­bini di fascia pre­sco­lare, ragazzi e ado­le­scenti». Il capo­gruppo Sel in Cam­pi­do­glio Gian­luca Peciola che sol­le­cita a pro­teg­gere que­sti «ser­vizi utili per una comu­nità che guarda al futuro». A soste­gno dei cen­tri hanno mani­fe­stato ieri anche il can­tante Nic­colè Fabi e l’attrice Car­lotta Natoli.

In una città sospesa in dina­mi­che poli­ti­che oscure e per­so­na­li­sti­che, emerge un para­dosso. Tra i bam­bini dei cen­tri cul­tu­rali, a marzo dieci sono stati nomi­nati dal sin­daco Igna­zio Marino «amba­scia­tori di cit­ta­di­nanza» con­tro il raz­zi­smo. Potreb­bero essere loro i primi esclusi dal bando della stessa giunta che li ha eletti ad esem­pio di demo­cra­zia. Una situa­zione che Mas­simo Gui­dotti, fon­da­tore e respon­sa­bile dello sto­rico pro­getto «Celio Azzurro», defi­ni­sce «un impaz­zi­mento». «A Roma è stato impo­sto un iper­le­ga­li­ta­ri­smo in cui tutte le coo­pe­ra­tive sociali sono state messe nello stesso tri­ta­carne. Noi chie­diamo la lega­lità ma se que­sta non è accom­pa­gnata da un per­corso di giu­sti­zia sociale allora tutto è inutile».

«In 35 anni che fac­cio que­sto lavoro non ho mai visto una situa­zione così social­mente bar­ba­rica e insen­sata — con­ti­nua Gui­dotti. Sem­bra che si sia perso anche il minimo buon senso che serve a capire che è un fatto grave che a Roma 500 fami­glie non avranno dove man­dare i figli. A Roma non c’è più pas­sione poli­tica per la città. Si parla di tagli, di costi, ribassi, com­pro­messi e eli­mi­na­zione dei ser­vizi. Que­sto ormai è il sociale e le coo­pe­ra­tive muo­iono nel silen­zio, men­tre gli ope­ra­tori restano disoccupati».

Per il sociale è allarme rosso. Il coor­di­na­mento «Rige­ne­riamo Roma, rige­ne­riamo il wel­fare» che riu­ni­sce asso­cia­zioni del terzo set­tore ha denun­ciato le con­se­guenze della deli­bera sul «rego­la­mento dei con­tratti» pro­po­sto dall’assessore alla lega­lità Sabella. Il prov­ve­di­mento cam­bierà le regole per l’affidamento di beni e ser­vizi con gare al mas­simo ribasso. Il «Roma social Pride» sostiene che por­terà nel set­tore «grandi hol­ding senza radi­ca­mento e com­pe­tenze spe­ci­fi­che il cui merito sarà di avere vinto un sor­teg­gio informatizzato».

*** Sotto il Celio Azzurro: il film***
La vita al Celio Azzurro, scuola materna inter­cul­tu­rale nel quar­tiere Celio di Roma dal 1990: “Un pic­colo rag­gio di sole in un’Italia cinica”.



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