Ecco il nuovo filone dei pm nel mirino il porto di Augusta Il ruolo delle lobby del greggio

Ecco il nuovo filone dei pm nel mirino il porto di Augusta Il ruolo delle lobby del greggio

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Il Ministro, il capo di Stato Maggiore, il presidente della Regione, il capo della segreteria dell’Onorevole, la Fondazione influente, il potente burocrate del Ministero. C’è di tutto nella grande rete della “Lobby del Petrolio”, una specie di colossale mercante in fiera, in cui al posto delle figure tipiche ci sono pezzi di istituzioni. Il capo di imputazione, traffico di influenze, per quanto singolare, non rende giustizia di quanto fitta sia questa rete né di quanto fluide siano le relazioni.

IL PORTO DI AUGUSTA

Una fluidità che si poteva intuire già a settembre scorso quando è stato notificato un avviso di proroga delle indagini al capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, indagato insieme con Gianluca Gemelli, compagno dell’ormai ex ministro Federica Guidi, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze per una storia che riguarda l’Autorità portuale di Augusta. Uno stralcio, che nasce dall’ascolto del telefono di Gemelli (che ad Augusta ha molti affari), e che rischia di andare via da Potenza per una questione di competenza. E sono proprio le intercettazioni sul telefono di Gemelli il centro di tutta questa storia: telefonate sulle quali è possibile che vengano chiamate a rispondere, come testimoni, anche il ministro Maria Elena Boschi, citata in un’intercettazione dalla sua ex collega («Dovremmo riuscire a mettere dentro al senato se è d’accordo anche Mariaelena quell’emendamento») e la stessa Guidi. Al momento però, spiega il procuratore Luigi Gay, nessuna decisione è stata presa.

“PURTROPPO SIAMO IN ITALIA”

Del resto, stando all’inchiesta, l’obbiettivo di Gemelli era consegnare il ministro alla Total, e contemporaneamente farsi dare (ovviamente dalla Total) un subappalto dal valore di due milioni e mezzo di euro. L’occasione d’oro arriva con un “innocente” convegno in materia di rifiuti, organizzato l’11 novembre del 2014 dalla Fondazione Italiani Europei. Sono previsti gli interventi della ministra Guidi oltre che di altri pezzi grossi, il ministro dell’Ambiente Galletti, Roberto Prioreschi (Bain & Company), Francesco Profumo (Gruppo Iren), Carlo Tamburi (Enel), Tomaso Tommasi di Vignano (Gruppo Hera).

Il 28 ottobre del 2014, Gemelli alza il telefono e chiama Paolo Quinto, membro dell’assemblea nazionale del Pd, e capo della segreteria della senatrice Anna Finocchiaro, e gli chiede «come si può fare se servisse di invitare una persona della Total al convegno ». Quinto risponde che nonc’è problema e che può fare tutto lui. Ma a Gemelli non basta e chiede «uno di quei posti che facciano sentire importante una persona ». «Avrai posti in prima fila», risponde Quinto. Gemelli saluta. Poi chiama il dirigente della Total Giuseppe Cobianchi, l’uomo da cui dipende il suo subappalto milionario. «Ingegnere buongiorno, sono Gemelli (…) la disturbavo per sapere se era interessato… siccome c’è un bel convegno a Roma, fatto da Italiani Europei, che lo tiene il Ministro dello Sviluppo Economico, eccetera e… le faccio arrivare anche a lei l’invito, perché è una cosa interessante … a parte il tema … c’è tutto un ambiente interessante, che le può servire, c’è il ministro dello sviluppo economico… Perché, una volta che c’è sto Sblocca Italia e c’è il ministro, mi è venuto subito in mente lei, mi spiego? (risata, ndr)». Colbianchi: «Sì sì sì… , effettivamente è molto interessante. C’è anche un risvolto politico…». Gemelli: «Già, purtroppo viviamo in Italia…»

“FACCIAMO UN PO’ DI SHOW”

A quel punto Cobianchi entusiasta comunica a Gemelli l’avvenuta autorizzazione del suo subappalto. «Perfetto dottore, la ringrazio dottore!». Pochi secondi dopo, Gemelli telefona al ministro Guidi: «Allora guarda che io vengo al convegno dell’11 novembre. Ho invitato anche il numero due di Total. L’ho fatto invitare da Paolo (Quinto, ndr) e me lo faccio sedere vicino, così facciamo un po’ di show». Lo show della ministra e del fidanzato funziona. E Gemelli al telefono spiega ad un amico come la rete che stava tessendo per i suoi amici petrolieri si era ingrandita. «Gli ho presentato quelli di Italiani Europei, poi è arrivata Federica, gliel’ho presentata, hanno parlato, con Cobianchi c’era anche il capo delle relazioni esterne, quello che sta Roma (Roberto Pasolini, ndr)… Poi ci è andato quello di Italiani Europei: “Ah, per qualsiasi cosa, a disposizione… Chiamate Gianluca…” Erano scioccati».

IL DIRETTORE “AMICO NOSTRO”

I petrolieri, al Ministero potevano contare anche su altre amicizie, oltre alla Guidi. In una telefonata tra Pasquale Criscuolo, uno degli imprenditori locali indagati e Gabriella Megale, anche lei imprenditrice, vice presidente della Confindustria Basilicata, e anche lei amica della Guidi, la donna racconta di come avesse «stretto amicizia con Terlizzese (direttore generale del Mise, – Risorse minerarie ed energetiche, ndr). Ci siamo trovati addirittura io, lui, Somma, il direttore e Pittella in una… a discutere di alcune questioni anche un po ’ delicate… una… diciamo una riunione privata e ho stretto amicizia con lui, siamo rimasti a chiacchierare abbiamo parlato un pochino insomma anche di quando abbiamo lavorato con Federica ed è stato veramente molto, molto gentile e mo’, insomma voglio dire…»

IL “FRATELLO” SOTTOSEGRETARIO

Nelle agende del gruppo, ci sono altri due numeri importanti. Quello del sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo, punto di riferimento politico di Rosaria Vicino, il sindaco di Corleto arrestato giovedì. «Io e lui – dice Vicino – siamo come fratello e sorella ». E quello del Governatore della Regione Basilicata, Pittella Marcello, che con la sua azione politica avrebbe cercato di mettere le “bandierine” sui territori da «conquistare» nella zona del giacimento.

IL VECCHIO LOBBISTA

Tra i pezzi grossi della lobby del petrolio gli investigatori intercettano infine una vecchia conoscenza della giustizia italiana, Nicola Colicchi. Nel 2001 fu indagato a Milano, insieme a Massimo De Carolis, dal pm Gherardo Colombo in una vecchia inchiesta sul depuratore milanese. Oggi lo ritroviamo consulente della camera di commercio di Roma, mentre al telefono con Gemelli spiega al “compagno della ministra” la natura dell’emendamento Tempa Rossa. «Ai grossi grossi di quell’emendamento non frega niente (…) E’ una marchetta (…) C’hanno già un nome e un cognome, c’hanno, sta roba qua… Hai capito? Ma ‘ndo vai?»

 



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