In Francia stato d’emergenza fino a fine luglio

In Francia stato d’emergenza fino a fine luglio

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Il governo ieri si è premurato di sottolineare che lo stato d’emergenza “non impedisce manifestazioni e riunioni”. Il 28 aprile è già prevista un’altra giornata di cortei contro la legge di riforma del lavoro e ogni sera la Nuit Debout riunisce centinaia di persone in varie città. Ma resta comunque su queste iniziative sempre la spada di Damocle di una possibile proibizione in nome dell’emergenza. La legge Lavoro è sempre più nell’impasse, contestata nelle piazze e ormai sfidata anche dal padronato, che ricatta il governo: il Medef (la Confindustria francese) e la Cgpme (organizzazione padronale della piccola e media impresa) minacciano di lasciare il tavolo della trattativa con i sindacati sugli assegni di disoccupazione (che non c’entrano niente con la Loi Travail), se l’esecutivo non torna alla prima versione della riforma, modificata a varie riprese e a piccoli tocchi sotto la pressione dei giovani e delle proteste (il padronato contesta la promessa fatta alle organizzazioni degli studenti di tassare i Cdd, i contratti a tempo determinato, per favorire le assunzioni).

La Nuit Debout, poco per volta, si radica nel paesaggio delle città francesi, grandi e piccole. Ieri sera, la rivista Fakir e la commissione “convergenza delle lotte” hanno organizzato un incontro alla Bourse du Travail a Parigi (da un primo incontro, il 23 febbraio scorso, è nata la prima scintilla del movimento che si è poi radicato nelle piazze a partire dal 31 marzo). Il tema della discussione: “la prossima tappa?”, a partire dall’avvertimento “attenzione a non trovarci cosi’ belli nello specchio mediatico”, che ha dato ampio spazio al movimento. “Attenzione a non accecarci di fronte all’oceano di rassegnazione di cui è costituita la Francia, solo perché abbiamo costruito un nostro isolotto di rivolta”, spiega Fakir, la rivista di François Ruffin, autore del film-documentario Merci patron!. “Verso dove?” si chiede Nuit Debout, “invadere place de la République e conservarla non è una finalità: è solo un mezzo. Per fare cosa?”. Il 26 c’è sciopero nelle ferrovie (per i salari), in molte professioni il malessere dilaga. L’obiettivo è organizzare concretamente la “convergenza delle lotte”, andando al di là del nucleo di origine della Nuit Debout.

Il governo sembra suonato, paralizzato di fronte a una contestazione che arriva da tutte le parti e con segno opposto. I sondaggi distruggono il morale: Hollande, che ha detto che farà sapere “alla fine dell’anno” se si ripresenterà per le presidenziali del 2017, è dato non solo perdente ma persino non presente al secondo turno in tutte le ipotesi e con qualsiasi sfidante. Ormai, sarebbe superato al primo turno anche da Jean-Luc Mélenchon (che mira a “farsi recuperare” dalla Nuit Debout).



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