Il dolore di Obama «Un atto di terrore e odio» Trump lo sfida: dimettiti
Bandiere a mezz’asta fino a giovedì sulla Casa Bianca. «Sappiamo abbastanza per dire che è stato un atto di terrore e di odio». Con il volto tirato delle occasioni più tristi, il presidente Barack Obama si è rivolto alla nazione nel primissimo pomeriggio di ieri, con una breve conferenza stampa in cui ha dato un nome al sentimento dei suoi concittadini, «con il cuore spezzato», e ha richiamato ai «valori che ci rendono americani». L’Fbi sta vagliando la pista terroristica, ovviamente, ma «noi non possiamo dare dettagli, né sappiamo se ci sono collegamenti di questa persona con gruppi terroristici». Una sola certezza: «Era una persona piena di odio, questo lo sappiamo».
Non è la prima volta per Obama. Durante i due mandati presidenziali, ha dovuto rassicurare il suo popolo ben quindici volte dopo un massacro. Ma questa, ha ricordato, è «la peggiore strage nella storia dell’America» e ha colpito al cuore una comunità che negli Stati Uniti, in questi ultimi anni, ha finalmente conquistato diritti a lungo negati. È a loro, «le nostre amiche lesbiche, gay, bisessuali o transgender», che il capo della Casa Bianca ha dedicato un pensiero speciale. Per chiamare, però, subito dopo l’intero Paese a raccolta intorno a loro, perché quello di ieri «è un attacco contro tutti gli americani».
Ancora una volta ha sottolineato la necessità di un maggiore controllo sulle armi. È una delle battaglie perse dal presidente democratico con un Congresso, a maggioranza repubblicana, che si è opposto strenuamente a nuove restrizioni. Il massacro di Orlando, ha detto Obama, è una dimostrazione di «quanto sia facile per gli americani essere uccisi a scuola, in chiesa, nei cinema o nei nightclub, di quanto sia facile per qualcuno entrare in possesso di un’arma». È stato il punto più alto del suo discorso, il richiamo ai «valori americani» di fronte a chi predica odio e violenza, per alcuni osservatori una risposta indiretta anche al candidato repubblicano Donald Trump. «Dobbiamo decidere se questo è il tipo di Paese che vogliamo essere», ha concluso.
Trump ha risposto con un tweet mentre Obama ancora parlava: «Il presidente ha intenzione di menzionare le parole terrorismo islamico radicale? Se non lo farà, dovrebbe dimettersi immediatamente!». La rivendicazione dell’Isis è arrivata pochi attimi dopo. D’altra parte, il tycoon newyorchese già in mattinata aveva ribadito la sua linea: «Voglio durezza e vigilanza».
Hillary Clinton, candidata in pectore dei democratici, ha invece aspettato che Obama terminasse per rilanciare le sue parole: «Non c’è posto per le armi da guerra sulle nostre strade». E alla comunità gay e lesbica ha ricordato: «Sono una vostra alleata».
«Esecrazione e condanna, dolore e turbamento di fronte a questa nuova manifestazione di follia omicida e di odio insensato», sono stati espressi anche da papa Francesco attraverso una nota della Sala Stampa Vaticana: «Tutti ci auguriamo che si possano individuare e contrastare efficacemente al più presto le cause di questa violenza orribile e assurda, che turba così profondamente il desiderio di pace del popolo americano e di tutta l’umanità». Solidarietà, via Twitter, anche dal premier italiano Matteo Renzi: «Il nostro cuore è con i nostri fratelli americani».
Sara Gandolfi
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