Milano, il peggior spareggio della nostra vita

Milano, il peggior spareggio della nostra vita

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 Il dato più sconcertante dice che più del 45% dei milanesi ha preferito restare a casa, un’astensione convinta e decisiva che pesa soprattutto a sinistra

MILANO  Compagni che tacciono. Finiti gli argomenti? Va bene Giuliano Pisapia, il grande sconfitto di questo disastro. Ma almeno lui ha già dato per questa città. Continua a dire che la sua giunta è stata premiata dal voto (?) e invita gli astenuti a tornare alle urne per un “centrosinistra unito, forte e plurale”. Addio. La pensa così anche Gad Lerner, lo spin doctor della trionfale campagna arancione. E gli altri esponenti della sinistra che si arrogano il diritto di rappresentare qualcuno? Solo un filo di voce su facebook. Ragionano, fanno le valigie. L’unico costretto a dire qualcosa è Beppe Sala, il meno colpevole di tutti. E’ contento perché ha sentito un Matteo Renzi soddisfatto per il 41,7%. Cominciano male gli ultimi giorni per conquistare Palazzo Marino.

I numeri aiutano a comprendere la sconfitta, che per la sinistra rimarrà tale anche qualora Mr. Expo dovesse farcela il 19 giugno. In caso contrario, nemmeno le dimissioni di tutto il gruppo dirigente del centrosinistra basteranno per risarcire gli elettori che ci sono cascati. Stefano Parisi (40,8%) ha preso 4.938 voti meno di Beppe Sala. Sono pari: impensabile poche settimane fa. Non è un rigore sbagliato, è autogol in rovesciata. Il disfacimento della cosiddetta esperienza arancione – il nulla alla prova del voto – e un centrodestra in disarmo tenuto in vita da un candidato decente hanno portato alla diserzione l’elettorato milanese. Un risultato storico: più del 45% degli aventi diritto al voto è rimasto a casa (affluenza: 54,65%). Roma per la prima volta nella storia ha votato più di Milano. Hanno votato 550.194 persone, nel 2011 erano 673.185: in cinque anni il ceto politico più auto riferito e presuntuoso ha perso per strada 122.991 voti (quasi 13 punti percentuali). E Sala ha preso 91 mila voti in meno di Pisapia. Non si può tacere che i campioni della “rivoluzione arancione” per cinque anni si sono vantati di aver fatto della “partecipazione” il loro tratto distintivo. Meno male. L’astensionismo, visto da sinistra, non esprime solo il disorientamento di chi non si ritrova più in una certa politica ma anche la determinazione di chi è intenzionato a far mancare la terra sotto i piedi al gruppo egemone di una sinistra ridotta ai minimi termini e fallimentare.

Sarà complicatissimo riconquistare quel non voto fortemente motivato agitando lo spauracchio dei mostri che si annidano nelle liste di Stefano Parisi. Difficile anche prevedere quanti elettori della lista Milano in Comune saranno disposti a turarsi il naso per votare Sala dopo averlo avversato per mesi. Quanto ai cinque stelle, il candidato Gianluca Corrado ha invitato ad annullare la scheda, ma il suo elettorato – 10,4% ovvero 52.376 voti – è il meno sondabile di tutti. C’è un fatto che dovrebbe preoccupare Mr.Expo: lo scontro che si profila tra Matteo Renzi e il M5S per la partita di Roma potrebbe spingere i penta stellati milanesi a dare un grosso dispiacere al partito della nazione. Se Roma è quasi persa, perdere Milano per Renzi sarebbe l’inizio della fine. Meglio mantenere un profilo basso da queste parti. Insomma, un pronostico è impossibile e per Parisi questa è già una mezza vittoria.

Archiviato il Pd milanese (28,97%) – dicono che tiene ma ha perso 30 mila voti rispetto al 2011 e 113 mila rispetto alle europee del 2014 – per dovere di cronaca tocca sparare sulla croce rossa/arancio. Per decenza, sorvoleremo sul fatto che molti candidati si sono detestati amorevolmente tra loro anche all’interno della stessa lista, giusto per comunicare l’idea di una sincera partecipazione a un progetto. E il personale è politico, soprattutto a sinistra. La lista Sinistra X Milano ha preso 19.281 voti (3,83%). Disastro: è la lista arancione di Sel, quella sponsorizzata da Pisapia – ci ha messo la faccia sui cartelloni – quella che avrebbe dovuto intercettare il voto di sinistra per Sala (la lista del manager ha preso 38.674 voti dunque il 7,68%, il doppio degli adepti di San Giuliano). Sel in particolare è azzerata (9.000 voti in meno rispetto al 2011), senza contare che il più votato della lista è un assessore del Pd (Del Corno) e il secondo è Limonta, braccio sinistro di Pisapia. Terza Anita Pirovano con 1.482 voti, la segretaria cittadina di un partito che non esiste più.

Non va da nessuna parte (solo un consigliere a Palazzo Marino) anche la lista Milano in Comune di Basilio Rizzo: 17.635 voti (3,5%). Con questo risultato desolante si conferma per l’ennesima volta l’irrilevanza della sinistra sinistra senza un progetto credibile che si ricompone alla disperata ad ogni scadenza elettorale (Prc, Lista Tsipras e Possibile). C’è poi un altro dato molto locale ma significativo che dà l’idea del disastro in corso: il centrosinistra è riuscito a perdere anche la zona 9 (Municipio 9), quello spicchio nord di Milano che alla sinistra, dal 1945, ha sempre dato un po’ di sollievo anche nei momenti peggiori. C’è un limite al peggio? Il 19 lo decideranno gli astensionisti di sinistra, quelli che “basta sono stanco!, Sala e questo Pd non li voterò mai” e gli altri che “siete pazzi volete riconsegnare Milano alla destra”. Contraddizioni in seno a un popolo in via di estinzione.



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