Ventimiglia. Prima vittoria contro l’intolleranza

Ventimiglia. Prima vittoria contro l’intolleranza

Loading

L’ordinanza del sindaco di Ventimiglia che vietava di «somministrare cibo ai migranti» è stata revocata!

È un primo risultato (anche) del nostro appello alla mobilitazione nella città del ponente ligure il 30 aprile.

Ed è una buona ragione per moltiplicare l’impegno e la pressione.

Ventimiglia non è il luogo di maggior pressione migratoria né quello in cui si sono verificati i più gravi episodi di intolleranza.

Ed è luogo in cui parte significativa dell’associazionismo laico e cattolico si sta impegnando al meglio per l’accoglienza. Ma è un simbolo di assoluta centralità. Per due motivi fondamentali.

Primo. Ventimiglia è un luogo di confine. Lì, come in altri confini d’Italia e d’Europa, emergono in modo più evidente gli egoismi e le contraddizioni del nostro sistema. I confini tornano ad essere muri. Elementi di divisione. Presìdi contro altre donne e altri uomini. E riemergono intolleranza, violenza, brutalità, rifiuto da parte delle istituzioni. Eppure sui confini si sono mossi, negli ultimi anni, migliaia di cittadini – pensiamo all’Austria, alla Germania, alla Svizzera… – che hanno sfidato le autorità e accompagnato i migranti in un transito che si voleva impedire. Proprio sui confini, dunque, si gioca la credibilità di chi sostiene di volere un’altra Europa, senza precisare quale. Oggi il discrimine è proprio sul tema dell’accoglienza. Senza demagogie. Sapendo che i problemi ci sono. Ma sapendo anche – e dicendolo forte – che essi vanno affrontati con umanità e lungimiranza, non esorcizzati e rimossi.

Secondo. Ventimiglia è un simbolo anche sotto un altro profilo. Perché lì c’è stata una delle più esplicite tra le ordinanze comunali che vietano la solidarietà e prescrivono il rifiuto. Oggi quella ordinanza è stata revocata ma la cultura che l’ha ispirata resta pericolosamente viva, come si vede, per esempio, con la vergognosa criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie che cercano di salvare i naufraghi nel Mediterraneo. Con il decreto Minniti, poi, quella cultura diventa regola. Per difendere il «decoro» urbano e tutelare la «tranquillità» dei cittadini ogni prevaricazione diventa lecita. Fino a trasformare l’antico principio che impone di dar da mangiare a chi ha fame e di dare un tetto a chi non ce l’ha nel suo contrario.

Così l’intolleranza e il rifiuto non sono più solo situazioni di fatto. Diventano regole di diritto e si scrive una nuova pagina di un crescente «diritto del nemico». Con gli sviluppi che la storia insegna e che possiamo facilmente immaginare.

C’è quanto basta per essere in molti, ancora di più, a Ventimiglia il 30 aprile e per dare alla manifestazione un ulteriore significato.

SEGUI SUL MANIFESTO



Related Articles

Rignano Garganico. Fuori dal Ghetto, senza un’alternativa

Loading

Rignano Garganico. Abbattuto quel che restava delle baracche, dopo l’incendio costato la vita a due giovani. Nelle due strutture della Regione non c’è posto per tutti. La Flai Cgil: agire per l’accoglienza

L’Onu: «Non criminalizzate chi salva vite umane»

Loading

Migranti. Critiche a Italia, Francia e Ungheria per gli attacchi indiscriminati alle Ong

Egitto, boia confermato per gli islamisti e 15 anni al blogger

Loading

Confermate le condanne per la guida suprema del movimento e altri dirigenti. Pena di morte anche per altri 183 militanti dei Fratelli Musulmani. Intanto si insedia il secondo governo di Ibrahim Mahleb, uomo di Mubarak

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment