20 maggio a Milano, per la solidarietà contro l’intolleranza
Ci sono soglie che non possono essere superate, pena la perdita di noi stessi. Una di quelle è la soglia che separa l’umano e il disumano. L’affermazione di quella comunità di genere che ci accoglie tutti e ci fa degni di riconoscimento reciproco, o la sua negazione.
Quella soglia viene oggi superata troppo spesso. Lo è con la colpevolizzazione della solidarietà in mare da parte di agenzie europee e di procure italiane.
Con la penalizzazione del precetto evangelico di nutrire gli affamati da parte di pubblici amministratori.
Con l’emanazione di una legislazione nazionale che sostituisce alla guerra alla povertà la guerra contro i poveri. Con la trasformazione dello stesso linguaggio corrente e l’emergere di parole segreganti come “decoro urbano”.
Con la messa in atto di una politica estera volta a creare ai confini d’Europa barriere più feroci degli stessi muri alleandoci con stati canaglia o capi-tribù chiamati a respingere nel deserto chi non vogliamo più soccorrere nel “nostro mare”.
Per questo due settimane fa eravamo in molti a Ventimiglia per dire che punire la solidarietà o impedirne l’esercizio mette in pericolo i principi e i valori minimi di umanità e di civiltà.
Sabato 20 maggio saremo molti di più a Milano per dire, riprendendo il grido della piazza di Barcellona, che l’accoglienza è un dovere.
La manifestazione sarà un gesto di solidarietà, una scelta di campo, una presa di parola contro il rifiuto e il razzismo in qualunque modo si manifestino. Per essere forte e capace di cambiare le politiche del paese quella parola deve essere chiara e coerente.
E deve fissare alcuni punti fermi. Il primo punto fermo – e ci riconosciamo in questo nelle parole del manifesto con cui la manifestazione è stata indetta – è un salto di qualità nella politica che porti «a compiere passi avanti reali, come l’effettivo superamento della legge Bossi-Fini, l’approvazione della legge sulla cittadinanza, la necessità di rafforzare un sistema di accoglienza dei migranti fondato sul coinvolgimento di tutte le comunità e le istituzioni, la trasparenza, la qualità, il sostegno ai soggetti più fragili (i minori, le donne, i vulnerabili), la cultura dei diritti e della responsabilità».
Ma c’è un secondo punto altrettanto decisivo senza il quale la pratica dell’accoglienza è inevitabilmente limitata e la sua proclamazione rischia di essere in gran parte retorica.
Il salto di qualità, la svolta della politica deve intervenire anche con riferimento ai più recenti provvedimenti legislativi (in particolare i decreti Minniti sui richiedenti asilo e sulla sicurezza, recentemente convertiti in legge dal Parlamento) che contraddicono in modo clamoroso lo spirito di accoglienza limitando le garanzie e i diritti per chi è in fuga da guerre e persecuzioni, incentivando risposte alle richieste di soccorso fondate sulla contenzione, creando improprie divisioni tra migranti, trasformando i sindaci in sceriffi e le istituzioni locali in presìdi a tutela degli inclusi contro i più deboli e i marginali.
La “retata” della stazione di Milano di qualche giorno fa, con una inedita esibizione di forza muscolare fino all’uso della polizia a cavallo, è figlia di quella cultura e di quella politica.
Guai a ignorarlo.
Solo con questa consapevolezza e con un impegno conseguente la manifestazione del 20 maggio sarà davvero «contro i muri». In questa prospettiva e con questo spirito vi aderiamo con convinzione e determinazione.
Firmatari:
Livio Pepino (magistrato e saggista), René Dahon (Association Roya citoyenne), Marco Revelli (storico e politologo), Cédric Herrou (attivista), don Luigi Ciotti (presidente Gruppo Abele e Libera), Etienne Balibar (professeur émérite Université de Paris-Ouest), Alessandra Algostino (Università di Torino), Annie Carton (porte parole pour RESF 06), Domenico “Megu” Chionetti (Comunità San Benedetto al Porto), Riccardo De Vito (presidente Magistratura democratica), Monica Di Sisto (Campagna Stop Ttip), Carlo Freccero (autore televisivo e scrittore), monseigneur Jacques Gaillot (évêque), Patrizio Gonnella (Coalizione italiana per le libertà civili e Antigone), Georges Gumpel (Union Juive Française Pour la Paix), Elisabetta Grande (Università del Piemonte orientale), Mariarosaria Guglielmi (segretaria nazionale Magistratura democratica), Franco Ippolito (presidente Tribunale permanente dei popoli), Roberto Lamacchia (avvocato, presidente Associazione nazionale Giuristi democratici), Olivier Long (Université Paris 1- Panthéon Sorbonne), Susanna Marietti (Antigone), Christian Masson (Mouvement contre le Racisme et pour l’Amitié entre les Peuples), Ugo Mattei (Università di Torino), Lidia Menapace (staffetta partigiana, femminista e saggista), Tomaso Montanari (storico dell’arte, presidente Libertà e giustizia), Andrea Morniroli (cooperativa Dedalus), Richard Moyon (co-fondateur Réseau Education Sans Frontières), don Fredo Olivero (Caritas Migranti), Moni Ovadia (attore teatrale, drammaturgo e compositore), Valentina Pazè (Università di Torino), Carlo Petrini (fondatore Slow Food), Henri Rossi (Ligue des Droits de l’Homme région Provence-Alpes-Côte d’Azur), Nicole Scheck (porte parole pour l’association “Habitat et Citoyenneté”), Ugo Sturlese (attivista), Gianni Tognoni (segretario Tribunale permanente dei popoli), Massimo Torelli (attivista), Lorenzo Trucco (avvocato, presidente Associazione studi giuridici sull’immigrazione), padre Alex Zanotelli (missionario comboniano), Gianluca Vitale (avvocato, copresidente Legal team Italia)
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