Rapporto Sviluppo Sostenibile: la crescita produce povertà

Rapporto Sviluppo Sostenibile: la crescita produce povertà

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Dal 2010 al 2016 l’Italia ha fatto passi avanti in termini di salute, benessere, educazione, modelli sostenibili, ma ha registrato un arretramento nelle tutele verso i poveri della terra, le condizioni economiche, le diseguaglianze. La contraddizione emerge nell’analisi fatta dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), coordinata da Enrico Giovannini, ex ministro del lavoro.

SONO I RISULTATI di uno studio sugli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (Bes), entrato a far parte del processo di programmazione economica e oggetto anche di un rapporto tematico annuale dell’Istat. Gli indicatori del Bes sono 129 e sono articolati in dodici domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività (prima denominato Ricerca e innovazione); Qualità dei servizi. Indicatori considerati anche in sede di elaborazione del Documento di Economia e Finanza, preparatorio della legge di bilancio annuale. Su questa base l’Italia ha aderito nel 2015 agli obiettivi dell’agenda 2030 dell’Onu. L’Asvis ha lanciato una campagna di sensibilizzazione (#2030whatareUdoing?) per incoraggiare e monitorare lo stato di attuazione di questi impegni al fine di raggiungere ben 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.

QUI SI INSERISCE la valutazione, non positiva, della condizione socio-economica del nostro paese. «Malgrado i passi avanti compiuti in alcuni campi, l’Italia resta in una condizione di non sostenibilità’ economica, sociale e ambientale. Se i partiti non metteranno lo sviluppo sostenibile al centro della legislatura, le condizioni dell’Italia saranno destinate a peggiorare anche in confronto ad altri paesi» sostiene Giovannini, portavoce dell’alleanza, che da presidente dell’Istat aveva elaborato e portato a termine il progetto Bes (insieme al Cnel).

CONSIDERATI I DATI dell’economia italiana (crescita più bassa in Europa: 1,5% del Pil trainata da lavoro iper-precario, povero e a termine) la situazione è molto critica. Con il ritmo attuale di una ripresa sempre più evanescente, e senza significativi apporti alla condizione materiale, l’Italia non sarà in grado di centrare gli obiettivi del 2020, né quelli del 2030. Non giovano nemmeno le uscite del ministro dell’Economia in carica, e candidato Pd, Pier Carlo Padoan che l’altro ieri ha presentato la prima relazione sul Bes del suo ministero.

PER PADOAN entro il 2020 le famiglie potranno disporre di oltre mille euro di reddito disponibile aggiustato (Rda) pro-capite. Si tratta del reddito, al netto delle tasse, di cui può disporre una famiglia. In realtà si tratta di una previsione dell’impattostabilita dalla legge di bilancio per il prossimo triennio. Per di più soggetta alle «notevoli diseguaglianze sociali», ammesse dallo stesso Padoan. In queste valutazioni non sembra essere stato calcolato a sufficienza l’impatto di tali diseguaglianze sull’annunciato aumento del reddito. In più bisogna considerare una tendenza storica nei comportamenti economici delle famiglie italiane: quella del risparmio. Le eventuali maggiori risorse guadagnate possono anche non essere spese, ma conservate in attesa del prossimo rovescio.

IL PAESE È STRETTO in una morsa di paura e angoscia per un futuro ignoto. In questa cecità, quello che l’Asvis chiama «modello di sviluppo» peggiorerà il reddito disponibile, oltre che la qualità del lavoro, con un significativo impatto sul benessere, l’ambiente e tutti gli altri parametri che sarebbero migliorati negli anni più cupi della crisi.

FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO



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