La Corte di Strasburgo condanna Lituania e Romania per le prigioni segrete della Cia

La Corte di Strasburgo condanna Lituania e Romania per le prigioni segrete della Cia

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La Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha condannato Romania e Lituania, perché avrebbero permesso alla Cia di ospitare due sospettati di terrorismo in alcune prigioni segrete sul proprio territorio. La Corte non li accusa di torture – che sarebbero avvenute in altri luoghi – ma di aver partecipato al «trattamento inumano» di persone e di aver fornito carceri segrete alla Cia,utilizzate, spesso, come base per ulteriori spostamenti.

SI TRATTA dei rivoli dell’11 settembre 2001 e di quella strategia voluta dall’allora amministrazione americana di gloves off, «togliersi i guanti» per trattare con i sospettati di terrorismo. A ricorrere alla Corte europea di Strasburgo erano stati Abd al Rahim al Nashiri e Abu Zubaydah, entrambi ancora detenuti nel carcere di Guantanamo. La denuncia del primo aveva già fatto condannare dalla Corte di Strasburgo la Polonia, sempre per la sua collaborazione con la Cia. Poi ha accusato anche la Romania: sosteneva che il paese si fosse reso complice dei servizi segreti statunitensi permettendogli di detenerlo sul loro territorio e poi consentendogli di trasferirlo al di fuori di questo sottoponendolo al rischio di essere condannato a morte.

LE STESSE ACCUSE sono state mosse alla Lituania da Abu Zubaydah . Sia Lituania, sia Romania dovranno pagare 100mila euro per danni a entrambi.

La storia dei due sospettati è simile a tante altre: Abu Zubaydah, nato in Arabia saudita, è stato ritenuto dai servizi americani capo-reclutatore di al Qaeda, nonché mente di alcuni attentati e soprattutto uomo capace di tenere contatti con il capo, bin Laden. Secondo le informazioni trapelate sui media americani, sarebbe stato catturato in Pakistan nel marzo del 2002. Da lì sarebbe stato spostato in una prigione segreta in Thailandia, fino ad arrivare in Polonia, sempre nel 2002. Per la Corte sarebbe stato detenuto in Lituania tra il febbraio 2005 e il marzo 2006 e poi trasferito a Guantanamo, via Afghanistan.

ABD AL NASHIRI, invece, venne arrestato a Dubai nel 2002, poi spostato prima in Afghanistan e Thailandia. Sarebbe stato detenuto in Romania, dopo un passaggio in Polonia, tra l’aprile 2004 e il novembre 2005. Anche per lui, poi, Guantanamo.

L’uso di «prigioni segrete» e delle «extraordinary rendition» sono ormai conosciute; lo erano meno all’epoca in cui avvenivano. Paesi alleati o ben disposti ad assecondare Washington, si resero così colpevoli di gravi crimini, considerato che la Cia decise di imprigionare – o fare transitare – i sospetti nei «black sites» per eludere i vincoli della legge americana agli interrogatori.

BUCAREST – secondo la Corte – era dunque a conoscenza dei rischi che correva il sospettato «ospitato» dalle sue carceri ad hoc; sapeva che Abd al-Rahim al-Nashiri avrebbe rischiato la tortura e la pena di morte. Secondo la sentenza l’uomo ha sofferto «condizioni di detenzione» estreme e «trattamenti disumani che la Romania ha consentito cooperando con la Cia». I giudici hanno citato documenti della Cia secondo cui i due sospetti terroristi sono stati sottoposti a lunghi periodi incappucciati, in isolamento, esposti a rumori e luci forti e a detenzione con ceppi alle gambe.

FONTE: Simone Pieranni, IL MANIFESTO

photo: By Shane T. McCoy, U.S. Navy – (copied from http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Camp_x-ray_detainees.jpg so that the image can be used on Wikinews.), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=774059



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