Brasile, la candidatura di Lula in marcia

Brasile, la candidatura di Lula in marcia

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La palla passa al Tribunale supremo elettorale che dovrà esprimersi sull’eleggibilità

Sono attese oggi non meno di 50mila persone a Brasilia per accompagnare la registrazione della candidatura di Lula alla presidenza della Repubblica presso il Tribunale Supremo Elettorale (Tse). A chiedere che l’ex presidente possa partecipare alle elezioni del 7 ottobre ci sono anche i 5mila militanti del Movimento dei Senza Terra e di Via Campesina che hanno preso parte alla Marcia Lula Livre.

Partita il 10 agosto dalle città di Formosa e Luziania, in Goiás, e di Engenho das Lages, nel Distretto Federale, è giunta ieri nella capitale dopo aver percorso 50 chilometri di strada. «È un momento decisivo nella lotta per la democrazia. Stiamo scrivendo la storia del futuro», ha dichiarato la militante 26enne Regiane Souza Oliveira.

È quanto stanno facendo anche i sei rappresentanti di alcuni dei più importanti movimenti popolari del Paese che hanno iniziato il 31 luglio uno sciopero della fame di fronte al Supremo Tribunale Federale, a Brasilia, «come forma di protesta a tempo indeterminato, finché non otterremo la liberazione di Lula», ha scritto il dirigente nazionale del Mst Jaime Amorim.

Un «gesto estremo di lotta», hanno spiegato i sei, motivato «dalla situazione estrema che sta attraversando la nazione», in seguito al colpo di Stato, all’aggressione alla democrazia e alle politiche applicate dal governo golpista, responsabili della ricomparsa della miseria e della fame nel Paese.

«Nessuno di noi intende suicidarsi, tutti amiamo la vita», ha commentato un altro dei sei, il francescano Frei Sérgio Görgen, uno dei dirigenti del Movimento dos Pequenos Agricultores: «Se nei prossimi giorni succederà qualcosa di grave a uno di noi, sapete chi sono i responsabili», ha detto in riferimento ai ministri del Supremo Tribunale Federale.

È in questo clima di tensione, carico di aspettative, che oggi avverrà l’annunciata – e attesa, temuta, combattuta e ostinatamente inseguita – registrazione della candidatura di Lula, con le battaglie giuridiche che inevitabilmente l’accompagneranno.

La parola passa al Tse, che si pronuncerà sulla base della cosiddetta legge «Ficha Limpa» che, se proibisce ai condannati in secondo grado di presentarsi alle elezioni, prevede tuttavia la sospensione dell’ineleggibilità in presenza di ricorsi «plausibili». Come già avvenuto nel 2016 per i circa 145 sindaci eletti sub judice nonostante la condanna in secondo grado (e la cui vittoria è stata successivamente confermata nel 60% dei casi).

Se poi, come è più che probabile, il Tse dovesse optare per l’ineleggibilità di Lula, scatterebbe quello che è ormai a tutti gli effetti il «piano B» del Partito dei lavoratori: la candidatura presidenziale di Fernando Haddad, il coordinatore del programma di governo del Pt, affiancato dalla leader del PCdoB Manuela D’Ávila.

E i sondaggi appaiono tutt’altro che scoraggianti, assegnando già ad Haddad il secondo posto (dunque con ballottaggio assicurato) dietro al filofascista Jair Bolsonaro.

* Fonte: Claudia Fanti, IL MANIFESTO



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