La Sapienza antifascista accoglie Mimmo Lucano
ROMA. Alla fine Mimmo Lucano alla Sapienza di Roma è entrato, ha parlato e lo ha fatto davanti a una folla trepidante. Le minacce e le intimidazioni dei fascisti di Forza Nuova, che nei giorni scorsi avevano promesso di impedire la lezione dell’ex sindaco di Riace, hanno prodotto l’effetto opposto a quello desiderato.
Quando Lucano arriva a piazzale Aldo Moro sono circa le 15. Da alcune ore l’università più grande d’Europa è presidiata da almeno 2mila persone. La mobilitazione è guidata da studentesse e studenti, che hanno chiamato a raccolta le forze antifasciste della città di Roma e del quartiere di San Lorenzo. «Siamo tutti Mimmo Lucano» è il coro intonato forte per dare il benvenuto. Il comizio improvvisato davanti ai manifestanti è più volte interrotto dagli applausi e dalla commozione dell’ex primo cittadino. «Sono emozionato – dice Lucano – Non pensavo che un giorno avrei parlato davanti a tanta gente. Io ho fatto solo cose semplici credendo in un sogno di umanità. Siamo l’onda rossa che contrasta quella nera che sta oscurando il nostro orizzonte».
L’IMMAGINE PIÙ FORTE è l’ingresso fisico in università. Lucano varca i cancelli letteralmente scortato da un fiume antifascista, mentre una parte del presidio rimane a controllare la strada da cui potrebbero giungere provocazioni e una folla incontenibile riempie già la grande Aula I e tutto il piano terra della facoltà di Lettere. Per tenere i fascisti lontano dall’università studentesse e studenti si sono convocati presto. Intorno alle 11 è partito un corteo interno molto partecipato che si è andato ingrossando durante il percorso.
NUTRITA LA PARTECIPAZIONE di docenti, ricercatori e dottorandi. In apertura lo striscione: «Il fascismo non è un’opinione». Sulla stessa linea i cartelli tenuti in alto da ragazze e ragazzi: «La libertà di opinione inizia dove non ci sono i fascisti», «La cultura è sempre antifascista». «Siamo mobilitate da giorni per garantire la presenza di Mimmo Lucano in questa università, che è nostra ma anche sua – dice Isabella Karasz, dell’assemblea di Scienze politiche – La Sapienza deve essere un luogo aperto e solidale. Non permetteremo mai che un gruppo di fascisti metta bocca su quello che accade qua dentro».
Grazie alla pressione dei manifestanti, il corteo riesce a uscire dalle mura della città universitaria e si riversa in piazzale Aldo Moro, imponendo che Lucano passi per quell’entrata e non da un ingresso laterale, come avrebbe preferito la questura. Intorno alle 14 arrivano in piazza anche sindacati, associazioni e comitati di quartiere. «Qui si applica la Costituzione nata dalla Resistenza – afferma Valerio Bruni, della presidenza romana dell’Anpi – perché viene accolto Lucano, uno dei pochi ad aver reso effettivi i valori di solidarietà e accoglienza previsti dalla Carta. Questa mobilitazione fa valere la XII disposizione transitoria che prevede di non concedere alcuno spazio alle organizzazioni fasciste».
POCO PRIMA DELL’ARRIVO di Lucano si è diffusa la notizia che il gruppuscolo di militanti di Forza Nuova che si era ritrovato alla metro Castro Pretorio, di fronte alla Biblioteca Nazionale, è stato autorizzato a muoversi. Sono poco più di una ventina. In testa Roberto Fiore, ex membro dell’organizzazione eversiva Terza Posizione, e alcuni militanti dotati di bastoni nascosti dal tricolore. Il «corteo» percorre poche centinaia di metri, quasi sempre sul marciapiede, prima di tornare indietro al grido di «Boia chi molla». Nel frattempo, il presidio antifascista prova a muoversi in direzione degli estremisti di destra ma le camionette della polizia gli sbarrano la strada. Per proteggere i fascisti sono schierati: un idrante, più di venti tra blindati e jeep, decine di agenti in assetto antisommossa.
SU FACEBOOK, intanto, il vicepremier Luigi Di Maio scrive: «Vedo e sento molto nervosismo in Italia. Alla Sapienza oggi sono tornate le camionette delle Forze dell’Ordine come non accadeva da tempo. C’è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni. Nelle piazze è tornata una divisione tra estremismi che non credo faccia bene a nessuno». «Tensione nelle piazze? L’unica novità negativa sono le decine di minacce di morte contro il ministro Salvini» rispondono dalla Lega. Minacce di morte no, ma messaggi diretti all’esecutivo e soprattutto al ministro dell’Interno ne arrivano tanti da questa piazza. Proprio il leader della Lega aprì la stagione degli attacchi all’uomo simbolo di Riace affermando: «È uno zero». Era il 3 giugno scorso, ben prima che le traballanti inchieste della magistratura costringessero Lucano a lasciare il suo paese.
«LA NOSTRA MOBILITAZIONE è in continuità con le contestazioni al Salone del Libro e con la risposta antifascista di Casal Bruciato – conclude Isabella – In queste settimane si inizia a vedere che opporsi a chi legittima i gruppi neofascisti e vota politiche razziste e sessiste è possibile».
* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO
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