Reato di solidarietà. Mimmo Lucano senza pace, un nuovo avviso di garanzia

Il processo infinito tanto caro al ministro Bonafede calza a pennello per Mimmo Lucano. La sua riforma della prescrizione ufficialmente non è ancora in vigore, ma la «filosofia» che la ispira sembra animare già alcune procure, in particolare quella di Locri. Non bastava infatti il procedimento già in corso per presunti reati come favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità nell’appalto del servizio di raccolta dei rifiuti. Adesso arriva per posta all’ex sindaco di Riace anche un regalo di spirito poco natalizio: questa volta avrebbe aiutato una mamma col suo bambino. E meno male che la denuncia non ha raggiunto anche il bue e l’asinello…
Il nuovo avviso di garanzia è stato notificato per presunte irregolarità nel rilascio di documenti a una famiglia di migranti. A confermarlo con una dichiarazione rilasciata alle agenzie di stampa è lo stesso Mimmo Lucano: «Mi sembra tutto così assurdo, mi viene contestato un reato che avrei commesso nel settembre del 2016 – ha spiegato Lucano – per aver fatto due carte di identità a una donna eritrea e a suo figlio di pochi mesi, che erano inseriti in un progetto di accoglienza al Cas a Riace». In precedenza sarebbe stata la stessa prefettura di Reggio Calabria a richiedere l’inserimento della mamma col bambino nel progetto.
Si ripropone dunque il problema del “reato di solidarietà”. L’accanimento giudiziario contro Lucano è dovuto alla volontà politica di smantellare “l’idea Riace”, basata sul ripopolamento dei borghi disabitati nell’entroterra del sud mediante l’accoglienza delle famiglie migranti. Un’idea che l’ex sindaco ha continuato a perseguire con incontri pubblici e conferenze in tutto il mondo, nonostante la privazione della libertà disposta un anno fa sempre dalla procura di Locri.
Mentre il processo in corso a Locri si avvia alla conclusione, Lucano è chiamato a difendersi da altre accuse. Di recente, in un’intervista apparsa su queste pagine, aveva ribadito i propri convincimenti, denunciando la continuità delle politiche migratorie del governo attuale col precedente: «Noto con rammarico – aveva dichiarato – che a distanza di cento giorni dall’insediamento non c’è stata né l’abolizione né la modifica dei decreti sicurezza. E poi a capo del dipartimento immigrazione c’è ancora un signore che ha fatto di tutto per distruggere Riace (l’ex prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari, ndr). La discontinuità passa anche da qui».
* Fonte: Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti, il manifesto
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