Legambiente: «Stroncata l’unica politica per riqualificare il patrimonio edilizio»

Legambiente: «Stroncata l’unica politica per riqualificare il patrimonio edilizio»

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Il presidente nazionale di Legambiente: «C’è stato un uso strumentale dei dati. Come dicono chiaramente la Guardia di finanza e il Mef, gli illeciti sul superbonus del 110% sono solo il 3% delle truffe totali. L’Ue porterà avanti la proposta di direttiva sulle case green, nonostante il governo italiano»

 

In Italia ci sono oltre 14 milioni di abitazioni residenziali, solo il 12,8% è considerato patrimonio storico. Oltre 9,7 milioni di edifici sono in classe energetica E, F o G, migliorarne l’efficienza consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate. Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente: «Dal primo bonus in edilizia del 50% abbiamo sempre sostenuto questo strumento per permettere di riqualificare energicamente e adeguare alla normativa antisismica l’edificato del Paese. Ovviamente senza fermarci nel criticare gli errori che sono stati fatti negli anni».

Cos’è che non funzionava nel bonus del 110%?
Non andava fermato ma migliorato. Ancor prima che ci fosse l’emergenza gas dell’ultimo anno, abbiamo sempre criticato che si potesse incentivare il cambio delle caldaie a gas con nuove caldaie dello stesso tipo quando, nel frattempo, è disponibile la tecnologia a pompa di calore. Abbiamo criticato il fatto che il bonus venisse dato a chiunque a prescindere dal reddito: concesso cioè nella stessa misura a chi vive nella casa unifamiliare abusiva, condonata, a Messina e al riccone che ha la villa unifamiliare in Brianza. Ci voleva una modulazione in base al reddito e pure in base al criterio della prima o seconda casa.

È stato bollato come un generatore di truffe.
C’è stato un uso strumentale dei dati affibbiando al superbonus del 110% le responsabilità di altri bonus edilizi. Come dicono chiaramente i dati della Guardia di finanza e del Mef, gli illeciti sul 110% sono solo il 3% delle truffe totali che, in larga maggioranza, hanno riguardato ad esempio il bonus facciate del 90% o l’ecobonus del 65%. Sul 110% ci sono una serie di controlli che non esistono sulle altre misure.

Perché non si sono fatti i correttivi necessari?
I primi bonus edilizi, quello del 50% e del 65%, senza cessione del credito, potevano essere utilizzati solo da chi aveva soldi da investire, tenendo fuori le fasce più deboli in condizioni abitative peggiori. Quando si è inventato qualche anno fa lo strumenti della cessione del credito e dello sconto diretto in fattura si è aperta la possibilità di intervenire sul patrimonio edilizio anche da parte di chi non se lo poteva permettere. Il governo Conte ha la responsabilità di non aver voluto affrontare gli errori del 110%. Con questo blitz il governo Meloni ha fatto quello che il governo Draghi ha tentato in tutti i modi di fare: l’esecutivo precedente a ogni decreto faceva una modifica, ingegneri e architetti non sapevano più quali erano le regole e dovevano fare continui quesiti all’Enea e all’Agenzia delle entrate. Il governo Meloni ha utilizzato il grilletto dello stop alla cessione del credito per ammazzare i bonus edilizi.

La speculazione però c’è stata.
Sì, l’hanno fatta gli istituti bancari: se chiedevi di fare il 110%, la banca tratteneva tra il 20 e il 30% dell’importo dato dallo Stato per ottenere un credito da dare a qualcun’altro. Su questo doveva intervenire lo Stato. Legamebiente ha sempre detto che doveva essere il pubblico a farsi carico della cessione del credito attraverso le controllate per evitare le speculazioni degli istituti bancari, che sono state la costante di questi ultimi anni. Bastava fissare un tetto alle banche.

L’Europa va verso case green, nonostante i partiti italiani della maggioranza di governo resistano a Bruxelles.
Il problema diventa sempre più grande perché l’Ue porterà avanti la proposta di direttiva sulle case green, coerentemente con il Green deal lanciato nel 2019. Così come sta portando avanti il regolamento che ferma la produzione dei motori endotermici entro il 2035. Se vuoi decarbonizzare l’Europa entro il 2050 devi intervenire sulla produzione di energia, sulla mobilità, sugli edifici e sui settori produttivi (industria e agricoltura), checché ne dica il nostro governo. La destra italiana in questa settimana ha definito la direttiva «una patrimoniale». Ce n’è già una, che si paga da decenni e soprattutto da un anno e mezzo a questa parte, e sono le bollette del gas e dell’elettricità. Ma l’efficientamento energetico non è solo una spesa: ci sono i minori costi per l’approvvigionamento energetico e vale per le famiglie, le imprese e la bolletta energetica del Paese. Poi ci sono le maggiori entrate fiscali grazie all’emersione dal nero dei lavori in edilizia e grazie alla vendita di materiali e dispositivi per le ristrutturazioni.

Quindi quali politiche si dovranno intraprendere?
L’Italia dovrà continuare a fare quello che ha fatto in questi anni con i vari bonus edilizi ma riducendo le truffe attraverso i controlli già previsti dal 110% e rimodulando i bonus: percentuali più alte per chi utilizza le tecnologie più efficienti, per chi raggiunge classi energetiche più alte, per chi ha redditi più bassi. Così si rendono più sicuri gli edifici dove viviamo e lavoriamo e si dà un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non il consumo di suolo. Abbiamo un patrimonio edilizio costruito negli anni ’60, ’70, ’80 che ha prestazioni energetiche e livelli di sicurezza assolutamente drammatici, ce lo ricordiamo solo quando c’è il terremoto.

* Fonte/autore: Adriana Pollice, il manifesto



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