Pesticidi, libertà di avvelenare il cibo

Pesticidi, libertà di avvelenare il cibo

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L’analisi delle acque superficiali e sotterranee in Italia è impietosa. «La decisione di Bruxelles è incomprensibile e rappresenta un sonoro passo indietro rispetto al grande tema dell’agrogeologia e al futuro dell’agricoltura» sottolinea Stefano Ciafani di Legambiente

 

«Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi» spiega laconico il più recente report Ispra relativo alle acque superficiali e sotterranee in Italia. L’analisi ha riguardato 4.388 punti di campionamento e 13.644 campioni, trovando pesticidi «nel 55,1% dei 1.837 punti di monitoraggio» relativi alle acqua sotterranee, nel 23,3% dei 2.551 punti di prelievo di acque sotterranee. Complessivamente sono state trovate ben 183 sostanze diverse, rappresentate per la maggior parte da erbicidi. «Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse» sottolinea il rapporto.

Questa fotografia rende senz’altro difficile accettare la decisione presa ieri a Bruxelles: senza un intervento normativo e nonostante l’aumento della superficie dedicata all’agricoltura biologica, ogni anno in media finiscono a terra almeno 4,5 chilogrammi di prodotti fitosanitari per ettaro (121.550 tonnellate in valore assoluto nel 2020), un’indicazione indiretta della pressione sul territorio esercitata dai pesticidi.

L’elenco delle sostanze più frequentemente riscontrate nelle acque superficiali italiane si apre con il nemico pubblico numero 1 dell’ambiente, il glifosato, «probabilmente cancerogeno per gli esseri umani», secondo l’International Agency for Research on Cancer.

Il glifosato, ricercato in 14 regioni, è presente nel 42% dei campioni, oltre 4 su 10. L’Ispra elenca poi i nomi di tutte le altre sostanze ricercate e ritrovate tra cui figurano erbicidi e qualche fungicida il cui nome risulta praticamente impronunciabile – metalaxil, dimetomorf, azossistrobina e boscalid. Sostanze che rappresentano un problema quando finiscono nel ciclo alimentare, passando dall’acqua agli alimenti coltivati facendo ricorso all’irrigazione con acqua prelevata da fiumi e canali o da falda.

Ecco perché quella di Bruxelles è considerata da Legambiente una «decisione incomprensibile e rappresenta un sonoro passo indietro rispetto al grande tema dell’agrogeologia e al futuro dell’agricoltura» sottolinea Stefano Ciafani, presidente dell’associazione.

«Così facendo – aggiunge – non si aiutano gli agricoltori, né l’ambiente e la salute dei cittadini. Si tratta dell’ennesima strumentalizzazione politica in vista delle prossime elezioni Europee».

I cittadini continueranno a mangiare residui di pesticidi contenuti in buona parte della frutta, della verdura e degli alimenti che consumiamo tutti i giorni. Collegando la decisione della Commissione alle proteste in corso, Maria Grazie Mammuccini, coordinatrice della campagna Cambia la Terra, sottolinea: «Gli agricoltori sono in difficoltà non per le ipotesi di riforme green che ancora devono prendere piede, ma per decenni di gestione comunitaria che ha privilegiato le grandi imprese senza riuscire a difendere gli interessi delle piccole. Il Green Deal ha dato una grande spinta al biologico che è in forte espansione. Tornare indietro rinunciando al taglio dell’uso di pesticidi non significa aiutare gli agricoltori ma fossilizzare un modello agricolo perdente da tutti i punti di vista: economico, occupazionale e ambientale».

* Fonte/autore: Luca Martinelli, il manifesto



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