I morti palestinesi non fanno notizia, anche se sono decine al giorno. Pesano molto di più di quelli stranieri. E così di fronte allo sdegno globale – incluso quello di Joe Biden comunque pronto ad inviare armi a Israele – per l’uccisione di sei occidentali e all’isolamento internazionale apparente è precipitata Tel Aviv, è dovuto intervenire il capo di stato maggiore israeliano in persona, Herzi Halevi, per ribadire che l’attacco di lunedì notte «non è stato condotto con l’intenzione di colpire gli operatori umanitari del Wck». Halevi si è «scusato», quindi ha esaltato il lavoro della Wck, ong sulla quale il gabinetto di guerra di Benyamin Netanyahu conta ancora per sostituire l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi. Infine, ha confermato l’avvio di una «indagine indipendente» (comunque israeliana). Nel Regno unito monta l’indignazione, dal mondo politico a quello del volontariato, per i tre britannici uccisi (tutti ex militari) mentre portavano aiuti ai palestinesi sull’orlo della carestia. L’attacco israeliano è stato condannato pure dal leader laburista Keir Starmer spesso criticato dalla sua base perché troppo filoisraeliano, il quale ha definito l’accaduto «inaccettabile» come hanno fatto il premier e il ministro degli Esteri conservatori, Rishi Sunak e David Cameron.

Con toni pacati ieri il fondatore della World Central Kitchen, lo chef José Andrés, in un editoriale per il New York Times e in una intervista ha invitato Israele a «lasciare mangiare la gente». «Questo accade in guerra» ha commentato citando le frasi di due giorni fa del premier israeliano Netanyahu. Ma, ha aggiunto, «gli attacchi aerei sul nostro convoglio non sono stati solo uno sfortunato errore accaduto nella nebbia del conflitto: si tratta di un attacco diretto contro veicoli chiaramente segnalati i cui movimenti erano noti all’esercito israeliano. Il cibo non è un’arma di guerra». Andrés ha ricordato che la Wck a Gaza ha portato finora più di 43 milioni di pasti e preparato cibi caldi in 68 cucine comunitarie «dove i palestinesi danno da mangiare ai palestinesi». Ieri le bare con le salme dell’australiana Lalzawmi Frankcom, del polacco Damian Sobol, dell’americano canadese Jacob Flickinger e dei tre britannici John Chapman, James Henderson e James Kirby sono state portate da un convoglio di ambulanze in Egitto. Da lì sono state trasferite nei paesi di origine. La settima vittima, Saif Abu Taha, è stata sepolta a Rafah.

La crisi umanitaria a Gaza ha avuto un ulteriore peggioramento dopo la decisione della Wck di interrompere l’assistenza alimentare in segno di lutto e sino a quando non sarà garantita la sicurezza dei suoi operatori. Un passo mosso anche da Anera e ieri da Project Hope che dopo aver lanciato un appello al cessate il fuoco ha interrotto i suoi progetti a Deir al Balah e Rafah. Altre ong proseguono il loro impegno, nonostante i pericoli, per non abbandonare due milioni di civili. Tra queste Pcrf, Heal Palestine, Azione contro la Fame (Acf), Save the Children e Islamic Relief. Natalia Anguera, responsabile per il Medio oriente di Acf, ha spiegato che la sua organizzazione fornisce aiuti a più di 300.000 persone, dal cibo fresco ai pannolini e l’acqua. «Le condizioni però sono sempre più difficili» ha aggiunto «la mancanza di accesso in diverse aree, spesso dovuta alla situazione di sicurezza, il danno alle infrastrutture e la mancanza di volontà, ostacolano la nostra capacità di garantire aiuti».

Tredici ong internazionali, tra cui Oxfam e Amnesty, denunciano che a Gaza «non ci sono zone protette dove andare e che le forze israeliane hanno ripetutamente attaccato aree descritte come sicure» per le persone. Ieri il sito israeliano Mekomit ha riferito che nelle prime settimane di offensiva a Gaza dopo il 7 ottobre, l’esercito ha condotto attacchi contro uomini di Hamas che con ogni probabilità hanno ucciso decine di civili intorno ad ognuno di loro perché effettuati con bombe che distruggevano interi edifici con tutti gli occupanti.

Gaza ora rischia di rimanere senza le scorte alimentari di cui ha bisogno mentre Israele proibisce all’Unrwa, che ha proclamato nemica e collusa con Hamas, di distribuire aiuti nel nord della Striscia. Non si comprende la decisione della Wck di rispedire a Larnaca 240 tonnellate di generi alimentari disperatamente necessari che aveva ricevuto domenica via mare da Cipro. Tanti abitanti di Gaza ieri si sono svegliati chiedendosi come faranno a nutrire i loro figli che andavano alle mense della Wck.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto