Franceschini lancia il “patto delle opposizioni”

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ROMA – «Il Pd deve aprirsi, perché è sotto i nostri occhi che la fascia dei cosiddetti “aggiunti” si è ristretta, rischiamo di tornare alla vecchia somma di Ds e Margherita». Dario Franceschini lo dice a margine del seminario di Cortona. Lì, quarto appuntamento di Areadem – quella che una volta era la minoranza e che oggi fa asse con Bersani – il cattolico democratico Franceschini pone il problema. Offre un paio di proposte. La prima è quella di «un’assemblea dei mille talenti italiani», ovvero “una chiamata” della società  civile, di intellettuali, insegnanti, ricercatori, economisti, imprenditori, sindacalisti, artisti, terzo settore: «Per ottenere idee e suggerimenti». I Democratici siano insomma in ascolto: aprano porte e finestre. Solo così «l’alleanza per la ricostruzione» davanti «alle macerie anche istituzionali che lascerà  il berlusconismo» sarà  davvero possibile. Un’alleanza che comincia – e questo è l’altra idea lanciata da Franceschini – con un «patto tra tutte le opposizioni anche in Parlamento». Sono due questioni che porrà  sul tavolo della direzione, oggi. «È vero che Vendola, Fini, Casini, Di Pietro sono tutti politicamente lontani tra di loro – spiega – Ma un grande partito deve saper metterli insieme per la ricostruzione del paese. Per questo noi Democratici abbiamo bisogno di una grande unità  perché il ruolo del Pd è centrale per la ricostruzione del paese e della nostra democrazia». In direzione stamani molti nodi al pettine, dal federalismo alla strategia, agli scontri interni. L’ultimo è quello tra gli ex Ppi. Beppe Fioroni ha risposto ieri all’affondo di Franco Marini che ha partecipato al dibattito di Cortona. Marini aveva detto che gli ex Ppi passati in Modem (la corrente di Veltroni), e che si dichiarano sempre più a disagio, avrebbero fatto «la fine dei Responsabili». Una specie di profezia di tradimento. Fioroni in un editoriale online su “Il domani d’Italia” accusa Marini (di cui è stato il pupillo) di essere «un vecchio lupo marsicano che non azzanna più», essendosi messo al servizio di chi vuole «ordine e disciplina». Franceschini usa espressioni più soft, però afferma che una cosa è non condividere la leadership, altra minacciare sempre di andarsene: «Questa è una malattia». A Cortona la tre giorni di dibattito ha visto il confronto anche con Bertinotti e Casini. Il leader Udc ha aperto sull’analisi («Ci vorrà  un’alleanza per la ricostruzione post Berlusconi») ma nessun impegno immediato. E Franceschini rimarca: «Forse qualcuno ha paura di perdere qualche consenso»


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