Fukushima, e venne il giorno del plutonio

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La Tepco – nell’ennesimo tentativo di minimizzare – dice che solamente due di queste perdite sarebbero dovute alla crisi ingenerata da terremoto e tsunami, forse senza rendersi conto che, se possibile, questa constatazione rende la situazione ancora più preoccupante.

Il plutonio emette particelle alfa che, se inalate, si depositano nelle ossa e nei polmoni della gente producendo diversi tipi di cancro. Alla nocività , si unisce un lunghissimo periodo di dimezzamento (quanto ci mette a perdere radioattività ): quello del plutonio-239, una delle varianti del materiale radioattivo, è stimata intorno ai 24mila anni.
Sia la Tepco sia gli esperti della Genshiryoku Anzen Hoanin – cioè l’Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare giapponese, su cui diremo in seguito – sostengono che la quantità  di plutonio trovata nel terreno non è tale da allarmare. Ma il problema va visto nella sua drammaticità  per un altro motivo.

A differenza di iodio e cesio, che sono fuoriusciti in forma gassosa nell’aria, il plutonio è infatti filtrato, penetrato nel suolo. Riconoscere la presenza di plutonio nel terreno, significa ammettere la possibilità  di una parziale fusione del nucleo del reattore numero 3, il più pericoloso perché funziona con il famigerato Mox, il combustibile di ossidi di uranio e plutonio bloccato per anni e poi introdotto nel 2010 a Fukushima su pressioni della stessa Tepco. Il medesimo combustibile che dovrebbe alimentare le nostre (italiane) ipotetiche future centrali di terza generazione, sbandierate come modernissime e sicure dal partito filo-nucleare.

A rivelare lo stato di smarrimento in cui versano sia le autorità  sia la Tepco, ci sono le ultime dichiarazioni del Primo ministro Naoto Kan: “La situazione è imprevedibile“, si è limitato a dire nel corso di una riunione della commissione al bilancio del senato.
Uno smarrimento che appare però sempre più colpevole.
Su Le Monde è ricomparso infatti Eisaku Sato, il vecchio governatore di Fukushima che per anni aveva denunciato la mancanza di trasparenza della politica nucleare giapponese e che ora punta il dito contro le responsabilità  umane nel disastro della centrale.
Già  nel 2002 – denuncia Sato – l’Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare giapponese “ci informò che la Tepco aveva ammesso di avere falsificato il rapporto relativo all’ispezione che aveva messo in luce danni all’involucro che ricopriva il nocciolo di due reattori di Fukushima”.
La stessa Agenzia governativa aveva però tenuto nascosta la manomissione del rapporto per ben due anni.

In quel periodo, Sato riceveva anche lettere dai lavoratori della centrale: “Dicevano di essere costretti a fare le ispezioni al doppio di velocità  rispetto quanto previsto dalle direttive”. Lui inoltrò le denunce all’autorità  di sorveglianza ma non ne seppe più nulla dopo aver abbandonato la carica nel 2006 (per un’accusa di corruzione).
Il problema, secondo l’ex governatore di Fukushima, “è il controllo democratico del processo decisionale“. La Genshiryoku Anzen Hoanin è infatti alle dirette dipendenze del ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, “in altri termini, l’organismo di sorveglianza subisce l’influenza dell’amministrazione che promuove la costruzione delle centrali. Non ci si può aspettare che sia troppo esigente. Il Giappone passa per un Paese democratico. Lo è solo fino a un certo punto. Molte decisioni sono prese in funzione di interessi opachi e molti campi sono incancreniti dalla corruzione“.


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