L’Italia addestrerà  i ribelli libici

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A Misurata, città -martire di questa guerra civile, ieri un colpo di mortaio ha colpito anche due giornalisti occidentali: un inglese, Tim Hetherington, 41 anni, regista con una nomination all’Oscar e fotogiornalista per Vanity Fair, è morto. Chris Hondros 41 anni, americano, finalista per l’edizione 2004 del Pulitzer, inizialmente dato per morto, sarebbe in condizioni disperate. Dopo decine, centinaia di morti senza nome, di cittadini libici uccisi da un esercito che spara con i cecchini, il caso dei due giornalisti scatenerà  da oggi una forte ondata di mobilitazione contro Gheddafi. Ieri pomeriggio le notizie da Misurata hanno seguito di poche ore l’annuncio fatto da Italia e Francia: anche Roma e Parigi, come Londra, invieranno istruttori militari a Bengasi, per sostenere lo sforzo dei ribelli che stanno provando a fermare l’esercito del Collonnello. La decisone è stata presa da Silvio Berlusconi, che ieri mattina ne ha discusso al telefono ancora una volta al telefono con premier inglese David Cameron. Ma l’annuncio ufficiale è stato fatto dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che a Roma aveva appena incontrato il suo collega britannico Liam Fox. Gli istruttori italiani, francesi e inglesi forse potranno fare poco nel breve termine per rafforzare un esercito raccogliticcio come quello dei ribelli. Ma innanzitutto garantiranno un coordinamento migliore, più preciso e puntuale con i caccia della Nato impegnati a colpire dall’aria i mezzi di Gheddafi. Secondo, il coinvolgimento sul terreno (anche se in forma limitata) è un primo segnale degli effetti della visita del capo dei ribelli Jalil martedì a Roma e ieri a Parigi. Annunciando l’invio degli istruttori, Ignazio La Russa si è lasciato sfuggire quello che tutti credono: «La Nato dovrebbe fare di più». Anche se è proprio l’Italia che, rifiutandosi di bombardare, si è ritagliata un ruolo minore. «Noi continueremo a mettere a disposizione degli alleati le nostre sei basi dove sono presenti circa 200 aerei della coalizione, ma non bombarderemo: i nostri aerei volano per mettere in sicurezza i bombardieri degli alleati azzerando i radar del regime», ha detto La Russa. I cacciabombardieri dell’Italia sarebbero una risorsa decisiva in questa fase del conflitto, ma un pieno coinvolgimento politico italiano, sancito dall’incontro Berlusconi-Jalil, è comunque un risultato che aiuta non poco i ribelli. Gli istruttori italiani sono una conferma del ruolo militare dell’Italia, anche se dovesse permanere la limitazione del divieto di bombardamento. Mentre Nicolas Sarkozy ha incontrato il leader dei ribelli Jalil e gli ha promesso che saranno intensificati i raid aerei contro l’esercito del regime.


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