Acqua, appello a Napolitano per salvare il voto

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 ROMA – Ostruzionismo in Parlamento, mobilitazione in piazza e infine l’intervento del presidente della Repubblica. Queste sono le armi a cui si affideranno i promotori dei referendum e le opposizioni per vanificare il tentativo del governo di far saltare le consultazioni popolari su centrali nucleari e privatizzazione dei servizi idrici. Anna Finocchiaro, capo dei senatori Pd, attacca: «Ora dopo il nucleare cercano di cancellare l’altro referendum che porterebbe a votare sicuramente tantissimi cittadini italiani, quello sull’acqua. Noi riteniamo tutto ciò grave, inaccettabile e irrispettoso degli italiani. Il premier e la sua maggioranza invocano il popolo quando gli fa comodo ma poi cercano di tappargli la bocca perché hanno paura della volontà  dei cittadini che sicuramente punirebbe Berlusconi». «Il governo non ha idee né sull’acqua né sul nucleare, se non quella di ovviare al terzo quesito» dichiara il leader dell’Udc Pierferdinando Casini Anche Antonio Di Pietro definisce anticostituzionali le norme di “sospensione” del nucleare appena approvate al Senato: «Sono solo dei trucchi per impedire l’unico referendum di cui gli importa: quello sul legittimo impedimento. Il primo che deve intervenire adesso è il Presidente della Repubblica. È lui che deve garantire il diritto dei cittadini a potersi esprimere». L’Idv ha già  presentato un ricorso alla Corte di cassazione (che deciderà  se la consultazione è superata) e ha intenzione di continuare «come se il quesito fosse ancora in vigore». È la posizione anche dei Verdi e dei comitati contro la privatizzazione dell’acqua: «Invitiamo tutti a continuare la campagna referendaria con ancora maggior impegno e vigore. Quello che sta facendo il governo è gravissimo: si tratta di un esproprio di democrazia». Critico anche Fli: «L’ipotesi di realizzare un’altra leggina per evitare anche il referendum sull’acqua non è solo il segno ulteriore dello smarrimento in cui si ritrova il Pdl, ma rischia di rappresentare la fine di ogni prospettiva riformista e liberale – scrive Adolfo Urso – la strategia del governo fa il paio con il celebre funesto “andiamo al mare” di Bettino Craxi». «Il vero obiettivo del Governo non è tanto evitare il voto ma demotivarlo» insistono i radicali. Un’altra possibilità  è salvare la consultazione facendo slittare le misure del governo oltre il 12 giugno. L’esame del decreto legge omnibus che contiene la rinuncia al programma atomico inizierà  dopo Pasqua alla Camera e deve essere convertito entro il mese, nonostante un calendario dei lavori già  abbastanza pieno. Arrivare all’ultimo momento sarebbe rischioso perché ci sarebbero solo 10 giorni per la firma del Quirinale e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dare il tempo materiale alla Cassazione di esprimersi.


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