Pensioni, la metà  sotto i 500 euro e l’80% non raggiunge quota mille

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ROMA – Sedici euro al giorno, o poco più, tutto compreso. Una cifra che deve tener conto di tutto, dall’affitto alle medicine, dal conto in panetteria all’acquisto delle scarpe nuove. Questo è quanto offre più della metà  delle pensioni italiane: gli anziani che non possono basarsi su altri aiuti fanno davvero una vita grama. Il 50,8 per cento degli assegni versati dall’Inps (oltre sedici milioni) è inferiore ai 500 euro al mese (61 se si considerano solo quelle femminile), il 79 per cento non va oltre i mille euro (quota che sale al 91 per cento per le donne). I trattamenti che superano i 1.500 euro al mese sono meno del 10 per cento. Entrate minime certificate dallo stesso istituto previdenziale.

Il rapporto Inps 2010 racconta una categoria, quella degli anziani, che vive a reddito basso. Guardando alle persone – e non agli assegni rilasciati – le cose vanno un po’ meglio, visto che un quarto degli iscritti è beneficiario di due o più trattamenti: la media sale così a 1.311 euro per gli uomini e a 892 per le donne.
I conti dell’istituto reggono, anche se la spesa – più di 190 miliardi – è aumentata del 2,3 per cento rispetto al 2009. Certo il saldo è passato dal 5,2 milioni a poco più di 1,3, ma vanno considerate le difficoltà  del periodo: la crisi economica ha lasciato il segno. Nel 2010 per prestazioni di sostegno al reddito (cassa integrazione, disoccupazione, mobilità ) l’Inps ha messo sul tavolo 19,7 miliardi, il 10 per cento in più rispetto al 2009.
Inoltre il bilancio dell’istituto ha fatto i conti con un boom delle pensioni di anzianità : 174 mila uscite anticipate rispetto all’età  di vecchiaia a fronte delle 100 mila del 2009 (più 73 per cento). Un aumento che è dovuto allo «scalino» che nel 2009 ha portato l’età  minima per l’anzianità  da 58 a 59 anni, bloccando un numero consistente di lavoratori usciti poi nel 2010. Per il 2011 si prevede un nuovo calo sia per il passaggio dai 59 a 60 anni per l’accesso, sia per l’introduzione di una «finestra mobile» che sposterà  in avanti gli incassi. Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps è ottimista: «I conti sono a posto e i giovani avranno la loro giusta pensione» ha detto. Anche se – ha precisato – va assicurata «la crescita economica del sistema» e «ai giovani e meno giovani» va ribadita una necessità : «bisogna lavorare più a lungo, la fuga dal lavoro è un approccio incompatibile con l’allungamento dell’età  anagrafica». Dal Pd risponde Cesare Damiano: «L’Inps è in buona salute, ma non lo sono i pensionati – ha detto – parte degli avanzi di bilancio dovrebbero essere utilizzati per migliorare il potere d’acquisto degli 8 milioni di italiani che percepiscono un assegno inferiore ai 500 euro». Il ministro Sacconi ha sottolineato che «il sistema è stabile» e che quindi non ci saranno interventi dopo le misure già  introdotte negli anni scorsi. Ma Susanna Camusso, leader della Cgil, commenta: «Mai fidarsi degli annunci, sia positivi che negativi: dove sono finite le risorse che in più dovute all’aumento dell’età  pensionabile per le donne del pubblico impiego?» (dovevano finanziare nuovi asili nido ndr).

 


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