Il «record» del Veneto Zaia al seggio: non sono un infame

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Dal punto di vista personale, Zaia— che aveva già  esplicitato le sue intenzioni «in tempi non sospetti» — legge i dati con sano pragmatismo: «Per chi vive in mezzo alla gente questo risultato non è una sorpresa. Io ho votato da cittadino, non da presidente di Regione. Il voto dei veneti è una riflessione su temi importanti. Con il referendum tutti i cittadini hanno rivisitato il contratto sociale di Rousseau, non delegando la rappresentanza ma attribuendosi questo diritto. In maniera del tutto trasversale» . Sul piano istituzionale, invece, il governatore aspetta al varco l’imminente politicizzazione della consultazione, negandola: «Non è un voto contro il governo, non è la coda emotiva dell’esito delle Amministrative, non è una partita tra guelfi e ghibellini. È la certificazione che la gente vuole dire la sua su temi importanti. Il nucleare: non è pensabile, è cambiato il mondo, Germania e Svizzera s’impegnano per l’energia rinnovabile e noi? L’acqua: è un bene pubblico e non c’è affatto da discutere. Il legittimo impedimento: se riguardasse me, preferirei una corsia preferenziale per un processo giusto e in tempi rapidissimi» . Contrariamente al Senatùr, Zaia ha un’aspettativa importante: «Spero che il quorum si raggiunga, ma c’è già  un’espressione forte dei cittadini che il governo non dovrà  sottovalutare. Capisco la posizione di Bossi, ha valutato la genesi di quesiti nati come patrimonio di una sinistra capace di politicizzare temi che eticamente appartengono a tutti» .


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