Tregua sui tagli di Tremonti ma il Pdl continua l’assedio Bossi: rischiamo ancora la crisi

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ROMA – La giornata della maggioranza si trasforma in un vertice a oltranza. Si tratta sulla manovra, il governo per ora regge così come Giulio Tremonti resta seduto sulla poltrona di ministro dell’Economia. A un passo dal burrone si cerca l’intesa e si negozierà  fino all’ultimo minuto, ovvero fino a domani pomeriggio quando il consiglio dei ministri dovrà  approvare il testo salva-conti. Tanto che Bossi avverte: «Il governo rischia ancora». È tregua armata. Da vedere poi se le trattative non danneggeranno l’efficacia della manovra visto l’escamotage sul quale il governo sembra avere trovato l’accordo: l’intervento per arrivare al pareggio di bilancio nel 2014 salirebbe da 43 a 47 miliardi, ma spalmati in modo da rinviare gli interventi più pesanti. Così per quest’anno la finanziaria sarebbe di 1,8 miliardi, l’anno prossimo di 5,5 mentre nei due anni successivi (2013 e 2014, a elezioni già  celebrate) si dovrebbero trovare 40 miliardi. Tremonti ottiene di rinviare il taglio delle tasse (saranno solo “rimodulate”, come spiega Frattini), ma deve rassegnarsi ad ascoltare i suggerimenti dei colleghi che fino alle quattro di oggi potranno presentare i propri “emendamenti”. Nella bozza resta l’innalzamento dell’età  pensionabile per le donne e torna il ticket per i farmaci. Ma tutto può ancora succedere, e sull’entità  della manovra è giallo: in serata lo stesso Tremonti – che ha concesso ai colleghi la libertà  di decidere come spalmare sui singoli capitoli di spesa i tagli che imporrà  – è tornato alla cifra iniziale di 43 miliardi. Secondo un ministro presente al vertice la modulazione sarebbe di 1,8 miliardi quest’anno; 5,5 nel 2012; 14 nel 2013 e 21,7 nel 2014.
Tra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi è una riunione fiume. Nella residenza del premier si vedono per pranzo i leader e i big di Pdl, Lega e Responsabili. Ovviamente ci sono Berlusconi e Tremonti (salta il vertice a tre con Bossi) che espone la sua manovra. In mattinata il ministro ostentava fiducia: «Se ho le dimissioni in tasca? No, ho solo una manovra seria e responsabile». Bossi, che ha visto ignorate le sue richieste di Pontida, si è invece presentato minaccioso: «Il governo rischia». Sono in 28 intorno alla tavola imbandita da Berlusconi e in molti si lamenteranno dell’esposizione troppo vaga da parte del super-ministro e del numero eccessivo dei partecipanti. Ma il Cavaliere con i suoi si dice «soddisfatto del clima» e invita tutti a «trasmettere questa coesione all’esterno per dimostrare che il governo è forte».
Dunque nel Pdl tutti zitti, solo Galan sottolinea che la richiesta di maggior collegialità  è stata unanime e lamenta che i controlli sulla manovra spetteranno solo a Tremonti. Il segretario in pectore del partito, Angelino Alfano, parla di un Tremonti «rafforzato nella convinzione che la maggioranza lo sosterrà », di «una coesione crescente nella squadra di governo» e di una Lega «collaborativa e costruttiva». Il capogruppo padano Reguzzoni conferma, ma puntualizza che «non è stata presa nessuna decisione». La sua cautela viene spiegata pochi minuti dopo da Bossi: «Fino a quando la manovra non è passata il governo rischia, dobbiamo ancora lavorare al testo». Da un lato il Senatùr ottiene soddisfazione sulla sua richiesta numero uno, ovvero la promessa di Tremonti di modificare il Patto di stabilità  per i comuni virtuosi «che potranno spendere i miliardi risparmiati». Dall’altro aspetta il testo finale del superministro. Ne va della vita del governo, spiega Maroni: «Decideremo in base alle risposte che avremo o non avremo da Berlusconi».


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CRISI GLOBALE  Leggendo la stampa e ascoltando i discorsi dei Grandi non pare ci sia una percezione precisa del crinale che il sistema economico-sociale sta attraversando. Si ciancia di globalizzazione, per cui niente è possibile fare, se non il sogno di un governo mondiale o almeno europeo; si parla di finanziarizzazione dell’economia, cosa che ormai ha almeno quasi mezzo secolo, senza rendersi conto che è messa in crisi la democrazia e l’autodeterminazione dei popoli.

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