Dall’Egitto alla Cina, il silenzio vaticano
Nei confronti di molte situazioni difficili e contrastate, il cattolicesimo sembra silenzioso, quasi assente. Anche là dove la sua voce dovrebbe essere presente e forte. Roma prudente e forse anche impotente. Così, ad esempio, in Cina dove si sta affermando un cattolicesimo scismatico, indipendente da Roma. Così in parecchi paesi dell’Africa soprattutto settentrionale, dove il cattolicesimo romano stenta a frenare il nuovo vigore dell’islam come in Egitto, dove lo scontro è soprattutto fra liberali e islamisti, con l’assenza o quasi dei non pochi cattolici. Così in Libia, dove i molti cattolici si dividono fra i ribelli e i fedeli al vecchio regime, ma in tutte e due le posizioni, senza grande importanza.
Il cattolicesimo appare assente anche in un’altra situazione difficile e scottante come è la questione della apertura – o chiusura – dello stato di Israele ai palestinesi. Roma assente anche nelle discussioni che in questi giorni accompagnano le forze europee che combattono in Asia, come, ad esempio, in Afghanistan.
Non si capisce se Roma sia costretta a questo ritiro o lo abbia scelto per prudenza e tattica. La crisi nei confronti dell’islam, d’altronde, è vecchia di secoli. Probabilmente il relativo silenzio di oggi è dovuto alla presenza invadente dei mass media, che Roma non controlla se non a stento. D’altronde una maggiore quantità di silenzio potrebbe giovare alla qualità dell’annuncio. È presto per dirlo: comunque il secolo futuro non sarà uguale a quello precedente per nessuna delle religioni, neppure per quella cattolica.
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