Napolitano accelera sul Guardasigilli

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ROMA— Presidente Napolitano: si può andare in vacanza tranquilli, senza timori che la situazione precipiti? «Non mi pare proprio che si vada verso cose clamorose, quest’estate» . Prima che il Parlamento chiuda avremo un nuovo ministro della Giustizia o l’impasse sul totonomine si trascinerà  fino a settembre? «Io non ho visto alcuna lista. So solo che un elenco di 12 nomi è arrivato ai giornali, senza che a me ne fosse indicato esplicitamente qualcuno. Comunque, se questo fosse il metodo, come si dovrebbe scegliere? Puntando sul numero 1 o sul 6 o sul 12? Che facciamo, diamo i numeri?» Si sa che lei ha suggerito al premier di non spostare su quel dicastero altri ministri.
«È vero, ed è l’unica cosa che ho raccomandato, per evitare l’effetto domino che si creerebbe prendendo qualcuno dal governo, piuttosto che dal Parlamento, per nominarlo Guardasigilli… In ogni caso non ho dato alcun avallo per rinviare la nomina a settembre: ho detto che sono pronto in qualsiasi momento. Mi sembra che non siano pronti loro, che abbiano altri pensieri» . Per quanto sorvegli sempre il suo linguaggio, un filo di sarcasmo affiora dalle risposte del capo dello Stato ai cronisti, al termine della cerimonia del «ventaglio» , rituale occasione di bilancio prima della pausa d’agosto.
Ecco così che la pungente battuta sulla travagliata successione di Alfano e sulla lotteria dei candidati, è un modo per far sapere di non aver provocato lui il ritardo della scelta. E di aspettarsi una designazione di alto profilo, dopo aver dovuto subire nomine discusse e discutibili come quelle di Brancher e Romano. Ma questa è l’unica digressione a braccio che si concede, in un giorno di parole pesate col bilancino, per fare il punto politico e replicare a certe critiche recenti. Primo snodo: le accuse di aver «commissariato» governo e opposizione, propiziando un presidenzialismo di fatto, con i suoi interventi per la coesione sulla manovra.
«Interpretazioni dietrologiche o fanta-istituzionali» dietro le quali «non c’è nulla di serio» , le liquida Napolitano. Insomma, spiega, «ho considerato mio dovere porre quest’esigenza senza invadere o occupare alcuno spazio o ruolo che non fosse il mio» . Secondo snodo: la necessità , da lui evocata, di ritrovare quello «spirito» . «Non so chi potrebbe negarlo» , dice, ma «va riconosciuta la gravità  e la complessità  dei problemi che si sono accumulati e che pongono a rischio il futuro del Paese» . Uno scenario che dovrebbe vincolare tutti a «escludere competizioni perverse sul terreno della dissimulazione, della drammatizzazione e del populismo demagogico per aprirsi a un confronto serio» .
Non basta. Incombe il tema della stabilità , e guardacaso il presidente è stato nei mesi scorsi criticato perché avrebbe fatto quasi da Lord protettore del governo, con il suo impegno a tutelare proprio il valore della stabilità . Si domanda allora Napolitano, riprendendo l’interrogativo di alcuni commentatori: «Il quadro politico presenta un grado di stabilità  e capacità  decisionale e in pari tempo di apertura, tale da favorire sviluppi ed esiti positivi del confronto che sollecito? Voi sapete bene di non potervi attendere valutazioni e risposte al riguardo» . Il che significa: nell’ipotesi di tensioni o defaillance dell’esecutivo, la partita va risolta politicamente. Senza che nessuno si aspetti il soccorso del Quirinale. Ancora, lo scontro politica toghe. Il capo dello Stato ne ha parlato giovedì, davanti a un gruppo di neomagistrati, ed è stato subito equivocato da qualcuno. Su tutti, Di Pietro, che gli ha contestato di aver posto «sullo stesso piano chi commette i reati e chi li combatte» , legando quel discorso all’autorizzazione all’arresto di Papa concessa dalla Camera. Una lettura impossibile da digerire, per il presidente.
Che sente il bisogno di ripetere, spazientito, come nel suo appello tutto si tenesse in equilibrio. In definitiva: «Tanto più ci sono fatti gravi che coinvolgono il Palazzo, tanto più i magistrati devono essere inappuntabili e professionali nel perseguire i reati. Anche così si vanificano attacchi inammissibili alla magistratura e si disinnesca un fuorviante conflitto» . Conflitto che oggi s’incrocia con le polemiche sui costi della politica e con il ritorno della questione morale. Una miscela che può alimentare «pericolosi umori antidemocratici» , contro i quali— avverte Napolitano— servono «decisioni di alleggerimento e di semplificazione dell’architettura istituzionale» e «tangibili correzioni del costume politico» .


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