Ultimi in Europa, l’incostituzionalità  è un pretesto

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Si noti innanzitutto che il nostro ordinamento, da ormai quasi vent’anni, già  conosce l’aggravante per chi agisce con odio per motivi di razza, religione o sesso: si tratta della cosiddetta legge Mancino. E nessuno ha mai sollevato questioni di incostituzionalità , né in parlamento, a suo tempo, né nelle aule di giustizia, il che è ancor più importante. La pregiudiziale è evidentemente pretestuosa, poiché è vero che la sanzione per chi agisse con l’aggravante dell’omofobia è più dura, ma si tratta di casi del tutto diversi, che giustificano pienamente il diverso trattamento. La disparità  vi sarebbe se i due diversi trattamenti fossero verso vittime del tutto uguali (lesioni verso due etero o verso due gay, per capirsi).
Sul terreno della lotta all’omofobia l’Italia rimane indietro rispetto a gran parte dell’Europa e dimostra di non volere applicare né il trattato di Lisbona, che è chiaro sul punto, né le molte ingiunzioni del Consiglio d’Europa. E’ vero che l’Italia è inadempiente su molti punti agli impegni internazionali: basti ricordare come questo Governo abbia tassativamente escluso di volere introdurre il reato di tortura, cui peraltro l’Italia si era obbligata con apposito trattato internazionale. Ma si poteva supporre che persino questo governo facesse uno sforzo per arginare gli attacchi omofobi che avvelenano e insanguinano il vivere sociale.
L’affossamento della proposta di legge antiomofobia è particolarmente odioso, perché da un lato denota una mentalità  arretrata sul tema dei diritti individuali, dall’altro nasconde – neanche tanto bene – la volontà  di far sì che l’omofobia “istituzionale” della Chiesa Cattolica abbia campo libero, da un altro ancora lascia milioni di gay e lesbiche, soggetti deboli perché già  privi di molti diritti fondamentali (il diritto a vedere riconosciuto il valore legale della propria unione, per cominciare), alla mercé di chi intende aggredirli. Ignorati o addirittura considerati cittadini di serie B nell’ordinamento civile, non trovano alcuna tutela particolare nemmeno nel sistema penale. Del resto, ormai è chiaro, le aggressioni omofobiche sono il diretto portato della mancanza di diritti delle persone omosessuali. Per questo tali aggressioni si moltiplicano. È facile accanirsi con chi è già  un cittadino che conta meno.
Si può discutere se l’inasprimento della sanzione penale sia la soluzione a un problema quale l’omofobia e la risposta, sicuramente, è che essa non basta. Ma quando ci vuole ci vuole e in certi casi sarebbe compito della politica anche dare un segnale di civiltà  alla compagine sociale. Invece si è scelto di continuare a dare campo libero a chi attacca gli omosessuali. I quali, però – forse qualcuno non lo ha capito fino in fondo – non hanno più alcuna intenzione di stare a sopportare senza reagire, sul piano giudiziario, sul piano politico e sul piano sociale.

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EUROPA
Italia fanalino di coda: sono 12 i Paesi che considerano l’omofobia un’aggravante

 Se guardiamo le cose dal punto di vista dell’Europa la condizione italiana ci appare ancora più singolare e inspiegabile. L’Italia ha infatti un Parlamento che approva all’unanimità  il Trattato di Lisbona e il suo allegato, ossia la Carta di Nizza, che vieta esplicitamente ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e che reputa nello stesso tempo incostituzionale una legge che punisce più severamente i reati commessi per ragioni legate all’orientamento sessuale e all’identità  di genere. L’Agenzia europea per i diritti fondamentali, nel suo ultimo rapporto su «Omofobia, trans fobia e discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità  di genere nei Paesi membri dell’Unione», pubblicato il 23 giugno scorso, ha fotografato la situazione. Sono 12 i Paesi che prevedono un’aggravante nel caso di reati motivati da omofobia e transfobia (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo,Romania, Spagna, Svezia, Grecia, Regno Unito, compresa la Scozia che è stato il primo Paese a includere la protezione per le persone trans). Mentre in tutto sono 13 i Paesi che puniscono l’incitamento all’odio nei confronti delle persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trans), tra cui da ultimo la Slovenia.


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