S&P finisce nel mirino

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NEW YORK — «It’s a war zone» — dice un operatore di Wall Street intervistato dalla Cnn. E forse non si riferisce soltanto alla Borsa.
Zona di guerra: ai fronti aperti dell’economia se ne aggiunge un altro, meno preoccupante ma certo politicamente rilevante. Il governo indaga su Standard & Poor’s, la principale agenzia di rating americana, quella che ha declassato lo stesso debito americano togliendogli la fatidica tripla A. Sotto la lente del Dipartimento della giustizia ci sono dozzine di mortgage securities, i titoli ipotecari legati ai mutui casa che S&;P aveva promosso a pieni voti prima della crisi. Come è andata si sa: anche quei titoli (insieme ai mutui) si sono dimostrati spazzatura, innescando la crisi che da immobiliare è diventata finanziaria e globale nel 2008. Lo scoop da prima pagina è del New York Times: gli uomini del ministro Eric Holder vogliono capire se si è trattato soltanto di un errore.
Dolo o giudizio sbagliato? Da settimane la Sec (la Consob Usa) sta lavorando sullo stesso terreno. Ma il coinvolgimento del ministero rappresenta un salto significativo. Destinato ad aggiungere altra benzina — scrive il Times — alla polemica rovente seguita all’umiliante declassamento dell’America sui mercati mondiali.
Chi di rating ferisce… Gli investigatori del ministero seguono una pista. Hanno elementi per ritenere che alcuni analisti di S&P volessero dare un punteggio minore ai titoli ipotecari in questione. E che il giudizio fu poi cambiato (in meglio) da altri manager dell’agenzia. Per quale motivo? C’è stata la volontà  di nascondere la pericolosità  dei titoli spazzatura? L’inchiesta non interesserebbe comunque la giustizia penale. Nel caso però il governo trovasse prove sufficienti per andare a giudizio, Standard & Poor’s vedrebbe sporcata la sua fedina di indipendenza (già  messa in questione per la decisione sul debito). E il governo potrebbe cercare una via giudiziaria per ottenere il risarcimento di fondi persi nel calderone della crisi immobiliare.
Cautela e reazioni ovattate. Un portavoce dell’agenzia di rating ha ammesso ieri che S&P «negli ultimi anni ha ricevuto diverse richieste da parte di varie agenzie governative in merito alla questione dei mutui». Precisando che «l’agenzia ha cooperato e continuerà  a cooperare in questo senso». I colleghi di Fitch, l’agenzia che ha conservato il giudizio massimo per il debito Usa, ha fatto sapere di non essere al corrente di alcuna inchiesta a suo carico. Anche questo rende l’ipotesi di una «vendetta» del governo su Standard & Poor’s suggestiva ancorché infondata. I segugi del ministero — precisa il New York Times — si sono mossi prima che l’agenzia declassasse il governo agli inizi di agosto, quando il Congresso ha trovato in extremis un (indigesto) accordo bipartisan per innalzare il tetto del debito.
Ad aprile lo stesso Dipartimento di giustizia aveva aperto una causa civile nei confronti di Deutsche Bank, accusata di aver taciuto al governo la reale qualità  dei mutui pur di ottenere la corrispondente copertura assicurativa. Certo gli ultimi dati negativi sul mercato immobiliare non aiutano a mettere una pietra sopra alla voragine dei mutui spazzatura. Il mattone non è bene rifugio, la gente non compra. La vendita di case è diminuita del 3,5% a luglio, il mercato si aspettava un aumento del 2%.


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