Autunno nero, 88mila posti in meno la Cgil in pressing su Cisl e Uil

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ROMA – La ripresa è ancora lontanissima per il mondo del lavoro: il 2011, secondo le previsioni di Unioncamere, si chiuderà  con un saldo negativo tra assunzioni e licenziamenti di quasi 88.000 posti. Meglio dell’anno scorso (178.000 posti in meno) e di due anni fa (213.000 i posti bruciati) ma le imprese arrancano ancora e continuano a tagliare, soprattutto nel settore delle costruzioni, che perde 59.000 unità . Difficoltà  più accentuate per le piccole imprese in particolare nel Meridione: 28.000 unità  in meno. Il Sud vede sfumare 41.000 posti di lavoro, quattro volte più che nel Nord-Est. Il sereno è tornato solo nei Servizi avanzati, dove le imprese prevedono di incrementare di circa 1500 unità  i propri dipendenti. E proprio dalla crisi, da una situazione grave come non mai, che prende le mosse la lettera che la Cgil ha inviato ieri a Cisl e Uil, manifestando «l’incrollabile volontà  di costruire una proposta ed un’iniziativa comune». Una mossa «inusuale», ammette lo stesso sindacato, motivata dall’emergenza: «un Paese in forte declino, con un governo che ha perso tre anni a negare la crisi» e che ha appena varato una manovra «con caratteri di iniquità  inarrivabili». Certo un’iniziativa decisa in direzione dell’unità , perduta dopo la rottura del 2009, quando la Cgil non sottoscrisse il nuovo modello di contrattazione, ma che riceve un’accoglienza decisamente fredda da parte dei destinatari. «Si può, ed è auspicabile, trovare soluzioni comuni, ma non si deve fare la caricatura delle posizioni degli altri», replica per primo il segretario della Uil Luigi Angeletti. Mentre la dirigenza della Cisl sembra ancora meno disposta a prendere in considerazione l’offerta della Cgil: «Appare quanto meno singolare e irrituale mettere in discussione la linea libera ed autonoma espressa da altre organizzazioni sindacali che contano milioni di iscritti».
Sia a Bonanni che ad Angeletti con molta probabilità  non vanno giù le affermazioni della Cgil che stigmatizza gli incontri «clandestini e secretati che contraddicono quanto si fa “insieme” ed in “pubblico”», chiedendo invece «discussioni esplicite e trasparenti». Come se non bastasse, il sindacato di Corso Italia dichiara: «Non siamo abituati a guardare dal buco della serratura in casa di altri, ci aspettiamo lo stesso rispetto».
Sul fronte delle proposte concrete e dei piani di azione Angeletti si mostra più possibilista, mentre la Cisl taglia corto: «Siamo dispiaciuti da questo continuo tentativo di spostare le questioni dall’interno verso l’esterno. In ogni caso nel merito dei temi sollevati dalla lettera della Cgil la Cisl risponderà  nei prossimi giorni”.
La Cgil lancia l’allarme sull’art.18 dello Statuto dei lavoratori, propone una piattaforma comune sulla «delega assistenza e fisco», una strategia unitaria contro la manovra che «taglia, senza neanche indicare i risparmi, comuni e province senza alcun criterio» e scarica i tagli sui cittadini. E giustifica la scelta dello sciopero generale, «in assenza di scelte unitarie». Angeletti replica che l’attacco all’art.18 «è immaginario», mentre su altre parti della lettera, «come quelle sulla proposte di riordino fiscale e di lotta all’evasione», si può discutere, «ma non servono solo slogan».


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