Il segretario e Formigoni Al meeting va in scena il duello per la leadership

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Ma certo è che Formigoni ieri ci ha messo del suo per evitare che Alfano — nel giorno più lungo, in cui ha dovuto gestire il dissenso interno sulla manovra, incluso il suo — gli rubasse il pubblico di Cl, zoccolo duro del consenso azzurro, cruciale in una futura competizione per la successione di Silvio Berlusconi che li vede contrapposti.
Imprevisto, il sorrisone di Formigoni si è materializzato a fianco dell’ex Guardasigilli proprio mentre lui pronunciava la parola chiave: «Giovani». Qui al meeting ne hanno parlato tutti, assicurandosi le simpatie di una platea fatta di famiglie e ragazzi. Alfano stava giocando proprio qui la carta del «patto generazionale» capace «di assicurare le pensioni ai giovani». Ed ecco comparire il «frondista» Formigoni. Camicia grigia con rose antracite sotto il blazer, jeans con fibbia argento e Charlie Brown battitore di baseball, mocassino lucido con nappine e l’aria sicura del padrone di casa. Avallata dai suoi miliziani di Formigoni.it. Più che un sito una strategia politica, lanciata qui al meeting in grande stile. Con uno stand dove una sagoma del governatore invita a dare Idee per l’Italia, in cambio di un braccialetto tricolore. E dove volontari vendono T-shirt (definite «le straordinarie») a 5 euro, che diventano 25 per quelle autografate da Formigoni, e orologini su cui è scritto: “È l’ora dell’Italia che sogna». Quel braccialetto Formigoni lo ha consegnato anche ad Alfano mentre i suoi supporter immortalavano il momento. Lui l’ha indossato, togliendolo subito. Ma lo scatto con la sagoma non l’ha voluto: «Roberto con te la foto la faccio, ma con il cartonato no». Dal capannello dei cronisti, comunque, Formigoni ha «salvato» Alfano quasi subito. Conducendolo in un salottino riservato, assieme al vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi e all’europarlamentare pdl Mario Mauro. Uscendone poco dopo. Però da solo, sia pure per dichiarare ai microfoni tutto il bene possibile del suo segretario.
Poi, dopo un lungo colloquio su manovra e dintorni, una visita assieme agli stand. Sempre circondato dai volontari implotonati che, anche a spinte, tenevano a distanza i giornalisti ma anche il popolo del meeting. Sterilizzato così ogni contatto, Alfano ha raccolto solo la curiosità  dei presenti: «Hai visto chi c’è? Ma sì dai il ministro…», e pazienza se non lo è più. E, alla fine della visita della mostra sui 150 anni di sussidiarietà , qualche applauso. Poca cosa rispetto ad altri beniamini del meeting, come lo stesso Lupi, che ha poi seguito Formigoni e Alfano a un pranzo con gli esponenti di Rete Italia, l’associazione politica creata da Formigoni, nella quale Alfano ha tracciato la road map delle primarie pdl: elezioni di segretari provinciali e comunali entro ottobre, regionali entro dicembre, candidati alle amministrative l’anno prossimo e, nel 2013, quelle a candidato premier. Una corsa dove, tra i due litiganti, qui c’è chi pensa che potrebbe spuntare anche Lupi.


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Operazione banalità 

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E li frequentava assieme a ragazze che si prostituivano in cambio di soldi, gioielli, appartamenti, carriere. Le prove sono tali che è stato scelto il rito abbreviato. Un dramma insomma, per un uomo che addirittura anela al Quirinale: e tale resta anche se la Consulta approvasse il parere espresso dalla maggioranza dei deputati, secondo cui il premier non è giudicabile da tribunali ordinari.

Avanti c’è posto

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È nato il “governo dei disponibili”. Pronti a tutto, pur di lucrare una poltrona ministeriale. L’infornata dei nove sottosegretari promossi dal gruppo di Iniziativa Responsabile dà  la misura dell’abiezione etica della maggioranza, costretta a pagare la cambiale in bianco firmata a un drappello di scissionisti-opportunisti fuoriusciti da Futuro e Libertà . Ma dà  anche la misura della disperazione politica del presidente del Consiglio, costretto a imbarcare chiunque, a prescindere dal curriculum personale e persino della fedina penale, pur di sopravvivere al suo declino. «Su queste nomine ci saranno delle ironie», dice Silvio Berlusconi con il consueto sprezzo del ridicolo. Si sbaglia.

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