Foreste artificiali per divorare C02 “Un clone degli alberi salverà  la Terra”

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ROMA – Se il respiro degli alberi non basta a depurare il pianeta, l’uomo prova a intervenire costruendo foreste artificiali. Mimando il meccanismo con cui le piante assorbono anidride carbonica, questi impianti non troppo diversi nell’aspetto da un pannello solare sfruttano una reazione chimica per risucchiare la CO2 dall’aria. Se un castagno con le sue foglie larghe impiega un anno ad assorbire una tonnellata del gas serra, l’albero artificiale è in grado di raggiungere questo obiettivo in un giorno.
Secondo l’Associazione degli ingegneri britannici, gli alberi artificiali rappresentano la strada migliore per arginare il cambiamento climatico. «I governi e le aziende – si legge in una nota del gruppo che raccoglie 35mila professionisti – dovrebbero concentrare i finanziamenti su questa tecnologia, affinché si diffonda rapidamente e raggiunga una scala sufficientemente ampia da dare risultati concreti». Gli alberi artificiali sono studiati attualmente dalla Columbia University e prodotti a livello di prototipo dall’azienda Global Research Technologies di Tucson in Arizona. Per il 24 ottobre Klaus Lackner, il ricercatore della Columbia che più se ne occupa, ha organizzato una dimostrazione pratica del loro funzionamento a Londra nel corso della “Air capture week”.
Il rapporto tecnico dell’Associazione degli ingegneri fa notare che questi impianti sono semplici da costruire e possono essere installati ovunque, per esempio ai bordi delle strade o laddove già  esistono delle pale eoliche. Sono pannelli di dimensioni variabili, da uno a dieci metri quadri, che contengono idrossido di sodio. Quando questa sostanza entra in contatto con l’anidride carbonica, scatta una reazione chimica che cancella il gas serra e produce carbonato di sodio.
Fin qui il disegno è abbastanza lineare (a eccezione di alcuni dettagli mantenuti riservati per ragioni industriali). Eliminare i prodotti di reazione resta però un problema arduo e l’idea di seppellirli in grotte scavate a grandi profondità  fino a oggi si è sempre arenata di fronte a costi e difficoltà  tecniche. Per gli stessi alberi sintetici, l’aspetto finanziario resta un punto interrogativo. Secondo l’Associazione degli ingegneri britannici infatti il costo di un singolo albero può essere ribassato fino a 20mila dollari. Mantenendo comunque assai pesante il conto per gli 8,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emessi ogni anno, che foreste (vere) e fitoplancton marino riescono ad assorbire solo a metà . Secondo uno studio dell’università  del Colorado pubblicato su Environmental Science and Policy, solo per cancellare l’anidride carbonica emessa dalle auto americane (il 6 per cento di tutte le emissioni di CO2 negli Usa) bisognerebbe spendere 48 miliardi di dollari in foreste sintetiche.
Se l’Associazione degli ingegneri britannici ha deciso comunque di puntare sugli alberi artificiali per arginare il cambiamento climatico è perché gli altri progetti di geo-ingegneria sono ancora più difficili da realizzare. Questa disciplina, che si propone di risolvere il problema dell’inquinamento con soluzioni ad alta tecnologia, ha finora generato idee decisamente troppo complicate (come quella di lanciare in orbita dei pannelli riflettenti per respingere i raggi del sole) o che si sono dimostrate poco efficaci all’atto pratico, come l’iniziativa di spargere un fertilizzante in mare per accelerare la crescita di fitoplancton.
L’anidride carbonica – uno dei gas che più contribuiscono all’effetto serra e quindi al riscaldamento climatico – è in continuo aumento dai tempi della rivoluzione industriale. Intorno al ‘700 questa sostanza prodotta dai combustibili fossili era presente nell’atmosfera con una concentrazione di 280 parti per milione, che oggi stanno per sfondare quota 400. Le previsioni per il futuro sono rese più fosche dal fatto che il tasso di emissioni non accenna a frenare. Gli 8,7 miliardi di tonnellate di oggi, secondo le stime dell’Agenzia per l’energia statunitense, sono infatti destinati a diventare 12 nel 2030.


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