Veneto, giro di vite sugli sgravi alle cooperative che assumono detenuti

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PADOVA – Inizia nel peggiore dei modi il mese di settembre per le cooperative che danno lavoro ai detenuti in carcere e all’esterno in articolo 21. Con una lettera a firma del provveditore regionale del Dap, Felice Bocchino, si impone da oggi un giro di vite sugli sgravi fiscali previsti dalla legge Smuraglia (n. 100/2000). Una novità  che per le cooperative interessate“suona come una condanna a morte”, come spiegano Gianni Trevisan e Rossella Favero, presidenti rispettivamente di “Il cerchio di Venezia e “Altracittà ” di Padova. In questa situazione, dunque, l’unica chance per sopravvivere è iniziare a licenziare.Per fare chiarezza sul problema e sulla natura degli sgravi, i due presidenti sottolineano che “non si tratta di soldi erogati alle cooperative dallo stato, ma della possibilità  per chi dà  lavoro di non versarli e di usarli per compensazioni nei mensili versamenti fiscali e previdenziali”.

In dettaglio la missiva, arrivata lo scorso lunedì, riferisce che ogni cooperativa “potrà  richiedere per il periodo agosto-dicembre per sgravi fiscali un importo complessivo non superiore a”una cifra personalizzata per ogni realtà . Il motivo è per “non superare il budget annuo assegnato dal Dap” al provveditorato regionale. La reazione delle cooperative che oggi denunciano l’accaduto è di sconcerto e paura. Perché, nel concreto, le disposizioni implicano che “con il credito previsto si va avanti fino a circa ottobre–mettono in chiaro Trevisan e Favero -. Quindi, o si comincia a licenziare subito scegliendo quali lavoratori detenuti tagliare o a ottobre si chiude”.

Mentre tutto sta per cambiare resta un nervo scoperto peruna comunicazione tardiva e una misura non annunciata: “La possibilità  di contrazione del credito era stata smentita lo scorso gennaio, quando qualcosa di simile era accaduto nel Lazio” riferiscono i due presidenti, che provocatoriamente chiedono: “Da chi dobbiamo cominciare con i licenziamenti? Dai detenuti che lavorano fuori o da quelli che lavorano dentro?”. E inoltrano una precisazione al Dap: tutto questo “non procurerà  maggiori entrate perché noi saremo costretti a chiudere o a ridurre il lavoro, perché soldi per versare il corrispondente dello sgravio non ne abbiamo, neppure se proviamo a dissanguarci”.Intanto l’intenzione è di rivolgersi al presidente della Repubblica Napolitano. Quanto al ministero della Giustizia, l’accusa è di voler, “in questo momento drammatico, spingere il mondo del carcere ancora più all’inferno, riducendo il lavoro, già  insufficiente, e affossando le cooperative sociali”. (gig)

 

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