«Manovra non modificabile» Anche la Camera verso la fiducia
ROMA — Dopo il via libera del Senato «la manovra non è modificabile». Nessuno ci credeva, ma in commissione Bilancio, alla Camera, dove sono state presentate quasi 400 proposte di modifica, tra le quali 20 della Lega Nord, il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, ha voluto mettere le cose in chiaro. Soprattutto adesso che i mercati sono tornati nel caos dopo le dimissioni del membro tedesco della Banca centrale europea, in polemica con la decisione della Banca di sostenere i titoli di Stato italiani, cambiare la manovra sarà impossibile.
Anche se nella commissione Bilancio di Montecitorio, dove maggioranza e opposizione hanno lo stesso numero di rappresentanti, dovesse accusare uno scivolone, il governo è pronto a porre in Aula la questione di fiducia per ripristinare il testo uscito dal Senato. E chiudere così la partita, prima che i mercati si innervosiscano ulteriormente.
L’eventualità di un incidente in commissione non è affatto da scartare. Ieri tutti gli emendamenti sono stati respinti, perché così prevede il regolamento della Camera dei deputati, nonostante il voto abbia registrato, in tutte le occasioni, 24 favorevoli e 24 contrari. E si andrà avanti così fino a lunedì, quando il testo del decreto arriverà all’esame dell’Aula.
Dei 366 emendamenti presentati in commissione più di un quarto, cioè 95, sono stati dichiarati inammissibili o per estraneità di materia con il decreto, o perché prevedono interventi microsettoriali. Le venti proposte di modifica avanzate dalla Lega Nord, le uniche presentate dai partiti della coalizione di governo, hanno invece superato l’esame e saranno messe ai voti. Anche se saranno tutte bocciate.
Tra gli emendamenti del Carroccio ce n’è anche uno per ripristinare il taglio alle indennità dei parlamentari previsto dalla versione originaria del decreto, di parecchio ammorbiditi dal maxi emendamento del governo. Una proposta del tutto analoga è stata avanzata anche dal Partito democratico, ma né l’una né l’altra hanno la minima speranza di essere approvate.
E così gli altri emendamenti della Lega che appesantiscono il contributo di solidarietà a carico solo dei calciatori, con l’aggiunta di un ulteriore taglio del 5%, «per ogni giornata di sciopero» e che prevedono la fideiussione per gli immigrati che vogliono aprire una partita Iva.
Nel frattempo prosegue la protesta degli amministratori degli enti locali, che lamentano l’impossibilità di gestire i servizi dopo l’ennesima, pesante, sforbiciata ai trasferimenti, e che giovedì prossimo avvieranno puntuali azioni di protesta, con la consegna al governo dei contratti del trasporto pubblico locale e dei servizi di anagrafe.
I piccoli Comuni, quelli fino a mille abitanti che saranno obbligati ad associare tutte le funzioni, hanno scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sollecitandone l’intervento. I governatori, intanto, ragionano sui possibili interventi per compensare i tagli. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha avanzato l’ipotesi di una tassa sul tabacco per finanziare la sanità . Una prospettiva accolta senza riserve dal presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. Secondo Fazio la tassa sul tabacco potrebbe portare «un miliardo di euro». Anche se la manovra prevede già per l’anno prossimo un aumento delle accise sul tabacco per un importo che dovrà essere pari ad almeno un miliardo e mezzo di euro. Destinati all’erario, e dunque alla riduzione del deficit.
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