Colpo di spugna sui rifiuti tossici “Così uccidono Gomorra”

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A un passo dalla verità  tutto si è fermato nella prescrizione. Cassiopea, l’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che nel 2003 svelò il più grande traffico di rifiuti tra nord e sud Italia, è finita senza colpevoli. Eppure il meccanismo è lì, semplice, registrato dalle telecamere, evidente. Assai più di un milione di tonnellate di rifiuti tossici del nord Italia tra il 1999 e il 2000 partivano a bordo di camion.
Partivano da Milano, Vicenza, Padova, Treviso, Verona, Venezia, Bergamo e Brescia con una regolarità  di circa cento viaggi a settimana per essere sversati nelle campagne campane. I camion trasportavano fusti che contenevano polveri residuate dall’abbattimento dei fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche, oli minerali, lubrificanti delle macchine, scarti delle vernici, ceneri residue da combustione, solventi, e le acque proveniente da stabilimenti di industrie chimiche e acidi. Appena arrivavano in Campania venivano sepolti nelle campagne coltivate, lungo le strade sterrate, in terreni comprati da contadini indebitati o spesso nemmeno comprati, semplicemente si pagava una tangente che lasciava sversare nella propria terra. In alcuni casi questi rifiuti tossici venivano stipati in discariche legali dove finivano i rifiuti cittadini, in quelle abusive, nelle cave che ormai hanno morso la totalità  delle montagne del Casertano. Era stato scoperto persino che avevano intombato fusti tossici nelle falde acquifere compromettendo l’acqua. Ovunque c’è un vuoto, uno spazio, lì c’è ricchezza perché puoi riempirlo di rifiuti per far sparire i quali qualcuno ti paga. Smaltire rifiuti pericolosi è un costo per le imprese, così si è creata una vastissima rete che permette di smaltire a poco prezzo. Una rete che fornisce documenti falsi, che dimostrano uno smaltimento regolare, ma che invece smaltisce gettando tutto a sud, senza regola, avvelenando. Le imprese risparmiano molto danaro che reinvestono, e le campagne, l’acqua, la terra, meridionali vengono per sempre compromesse spesso con il consenso dei piccoli proprietari terrieri e delle amministrazioni locali. In tutto questo la camorra è ovviamente il grande e innominato soggetto tenuto fuori dall’inchiesta proprio perché questa inchiesta voleva o meglio avrebbe voluto dimostrare il segmento imprenditoriale che strutturava il traffico dei rifiuti tossici.
Dalla Campania poi si è ramificato il meccanismo e tutte le regioni meridionali ormai sono a rischio. Uno degli imputati principali, Valle, venne arrestato nel 2001 dopo cinque mesi di latitanza per una vecchia storia di armi, gli investigatori lo fermarono nel Brindisino, dove stava trattando l’acquisto di un terreno a Mesagne. Il Noe (Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri) nell’inchiesta aveva mostrato che esisteva una sorta di “grande famiglia” che avrebbe monopolizzato per alcuni anni “una notevole parte del mercato dello smaltimento di alcune tipologie di rifiuti pericolosi, prodotti nel Nord Italia”. Coinvolti imprenditori di Treviso, Firenze, Livorno, Brescia. Le parti civili erano una quindicina di Comuni, tra cui Venezia e Milano, le province di Padova e Venezia, le regioni Campania, Calabria, Toscana, Umbria e Veneto. Ma per tutto questo nessuno verrà  condannato. Nei sette anni dal giorno in cui il Pubblico ministero, Donato Ceglie, ha chiesto il rinvio a giudizio per ben 98 imputati, ci sono stati molteplici rinvii. Spesso formalismi burocratici quelli che sono stati usati con il solo obiettivo di rallentare, come quando nel aprile 2005 a conclusione dell’udienza preliminare, il Gup si dichiarò incompetente a decidere e trasmise così gli atti al vicino Tribunale di Napoli. Dopo due anni, gli stessi atti, furono nuovamente inviati a Santa Maria Capua Vetere, perché i magistrati napoletani si dissero a loro volta incompetenti territorialmente. Ci volle un anno per far fissare di nuovo l’udienza preliminare, ma furono omesse o realizzate in modo difettoso le notifiche alle difese. Dopo circa sei mesi una ventina di notifiche agli imputati ancora una volta non furono consegnate nei termini o non furono compilate correttamente.
Iniziarono a cadere in prescrizione i reati meno gravi. Successivamente la prescrizione ha cancellato le ipotesi di reato per truffa ed abuso d’ufficio, lo stesso è valso per i reati di getto pericoloso di cose e per quello di realizzazione e gestione di discariche abusive. E ieri la notizia finale, andati in prescrizione i reati più gravi quelli associativi, finalizzati alla delinquenza e al disastro ambientale.
Nulla sembra più difficile di dimostrare in un tribunale le responsabilità  del nord Italia nelle dinamiche mafiose del nostro paese. Molte imprese del nord Italia hanno delle responsabilità  ciclopiche nell’avvelenamento ormai irreversibile delle terre meridionali, questo processo avrebbe potuto iniziare un percorso che avrebbe avuto come necessaria conseguenza politica l’investimento nel risanamento e nella bonifica di queste terre. Mi ero ispirato a Cassiopea e ad altre decine di inchieste in Gomorra e si era affidato al genio di Tony Servillo nel film di rappresentare l’imprenditore archetipico impegnato nello smaltimento dei rifiuti tossici dal nord al sud, sfruttando le debolezze della crisi economica, dei debiti, e le contraddizioni dell’agricoltura italiana. I coltivatori diretti per riuscire a vendere la frutta ai grandi centri commerciali che ormai comprano a minor prezzo in medio oriente o in Spagna, avevano bisogno di altre entrate, e così si affidano agli smaltitori. Una parte delle loro terre decidono di avvelenarle nell’illusione di poter salvare le loro coltivazioni. Gli stakeholder ossia i mediatori si presentano proprio in questi contesti, quando ci sono debiti, quando le amministrazioni comunali e provinciali sono facilmente corruttibili. Si guadagna spesso più da una tonnellata di rifiuti tossici che da chili di cocaina e, in caso raro di condanne, gli anni di carcere o i risarcimenti sono minimi rispetto al narcotraffico. Questo ha fatto sì che la criminalità  organizzata investisse così tanto nello smaltimento: massimo guadagno a fronte di un rischio minimo. Lo sversamento dei rifiuti ha distrutto la coltivazione della mela annurca, dei carciofi, dei pomodori, dei mandarini, delle pesche, dei finocchi e dei broccoli ha avvelenato il latte delle bufale, devastato gli alberi di limoni, distrutto una delle risorse principali del nostro paese.
Lo sversamento dei rifiuti ha fatto aumentare esponenzialmente i casi mortali di cancro del 20% come mostrano i dati dell’Istituto Superiore di sanità , le malattie polmonari, le allergie infantili, i feti deformi, le dermatiti. Basta parlare con qualsiasi medico dell’agroaversano e dell’agronocerino, basta vedere i documenti di chi cerca da anni di realizzare un registro tumori nel Casertano. Registro che non viene realizzato perché unico testo che nei processi potrebbe stabilire una relazione tra un’impennata di tumori in un certo territorio e la presenza di una discarica o di un sito di smaltimento di rifiuti tossici. Sotto il profilo legale gli studi di scienziati indipendenti o le analisi epidemiologiche condotte da esperti non servono, serve invece un registro tumori che non si ha, per questo motivo, interesse a creare. La prescrizione che ha chiuso senza colpevoli “Cassiopea” mostra la fragilità  estrema del nostro sistema giudiziario e la vittoria dell’ingiustizia. Espressione retorica, persino scontata, ma non riesco a trovare altre espressioni forse più di spessore, soltanto questa: è la vittoria dell’ingiustizia. Non so quale sia il motivo per cui questa inchiesta fu chiamata Cassiopea, mi piace trovare un mio significato. Cassiopea la meravigliosa costellazione a forma di w è una delle più visibili e riconoscibili del cielo settentrionale. Come a dire che avevamo sotto gli occhi quello che al nord stava accadendo. Bastava alzare la testa e guardare…


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