Ecomafie, la fine di un’inchiesta pilota «Una sconfitta per cittadini e magistrati»

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 NAPOLI. Donato Ceglie attualmente ha ottenuto il trasferimento alla Procura generale della corte di appello nel capoluogo campano e si occupa, tra l’altro, della demolizione di manufatti abusivi. Ma è stato lui il pm dell’inchiesta Cassiopea a Santa Maria Capua Vetere, quello della relazione dei 120 fascicoli che oggi ricorda «quando vennero trasferiti a Napoli ci volle un tir per trasportarli».

Ora è arrivata la prescrizione per quei 97 imputati. Non le sembra una sconfitta per la cittadinanza ma soprattutto per la magistratura?
Senz’altro. Però il tutto va contestualizzato e spiegato. Questa è la prima indagine di scenario con una mole probatoria, di sequestri, di video, riprese e intercettazioni che ha disvelato il mondo dello smaltimento illegale in Campania e provincia, con le sue discariche di rifiuti tossici e urbani che arrivavano dal Nord Italia. È un’inchiesta che si può dire sia nata 20 anni prima rispetto al quadro normativo e ha fatto in modo di interrompere il traffico dal settentrione. Non solo. Cassiopea ha contribuito a colmare il vuoto normativo e a sviluppare una nuova sensibilità  sull’argomento. Basti pensare che quando è entrato in vigore il delitto del traffico illecito punibile con la reclusione, gli stessi imputati coinvolti in altre indagini e in altre procure sono stati arrestati.
Però lascia perplessi che in questo caso l’abbiano fatta franca. Come è potuto accadere?
Nonostante la prima udienza preliminare fosse stata tempestivamente attivata, il gip avesse celebrato numerose udienze, gli avvocati avessero già  discusso, ma soprattutto gli imputati avessero ammesso i fatti, il gup ha deciso di trasferire gli atti alla Dda di Napoli. L’idea era infatti che, essendo i delitti collegati agli apparati camorristici, la competenza fosse dell’Antimafia. I problemi sono iniziati quando da Napoli ci hanno detto che non i reati non erano collegabili a fatti camorristici e hanno rimandato i 120 faldoni indietro. Io rispetto le decisioni e il lavoro di tutti, ma fa specie ripeterlo ora che invece la linea è opposta e si dice che dietro i rifiuti è tutto camorra. In ogni caso i problemi sono iniziati allora. Nel frattempo infatti avevamo aperto le inchieste «Madre Terra» 1 e 2 , «Chernobyl», «Old iron» e «Regi lagni» dove erano state arrestate più di 100 persone. Nonostante ciò abbiamo riattivato l’udienza preliminare in uno dei tribunali più affaticati d’Italia, dove nel frattempo era anche partita l’offensiva ai Casalesi.
Insisto. Ma non potrebbe essere un invito implicito a inquinare tanto nessuno paga?
Assolutamente no. La prescrizione è il risultato dei meccanismi perversi della macchina giustizia, ma Cassiopea ha avviato un armamentario giudiziario che ha tagliato le gambe a chi operava in quei traffici. Le direttrici Nord-Sud sono state interrotte, anche se purtroppo attualmente i rifiuti tossici viaggiano verso Est, oppure vengono smistati nei propri territori. Vi assicuro però che quegli imputati hanno comunque conosciuto le patrie galere.
Ora però sappiamo che le ecomafie esistono. Giusto?
Certamente e sono un intricato reticolo di interessi in relazione, dove si intrecciano affari, imprenditori scellerati e smaltitori senza scrupoli. Con le nostre informazioni oggi risulta ben difficile credere che questi traffici estesi nel territorio campano, pugliese, calabrese siano possibili senza che le grandi organizzazioni criminali non ne facciano parte.
Cosa cambierà  con la legge sulla tracciabilità  dei rifiuti che il governo non voleva inserire nella manovra?
Se adottata e imposta per legge potrà  aiutare e portare all’aumento nei controlli preventivi. Ma il Sistri non può essere il solo strumento per combattere gli abusi.


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