La scure del governo Netanyahu sulle organizzazioni sociali

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Ventimila shekel, ossia 4.000 euro annui come tetto massimo di finanziamento proveniente da «entità  estere». È questa la proposta di legge alla quale sta lavorando il governo di Netanyahu per «limitare l’influenza politica di organizzazioni per i diritti umani». Colpite dai tagli sarebbero tutte le organizazioni non governative israeliane definite «politiche», che per l’esecutivo di destra guidato da Benyamin Netanyahu corrispondono alle realtà  progressiste e democratiche che si battono per la tutela dei diritti umani, anche nei Territori occupati palestinesi. E non è finita. Una seconda proposta di legge, scritta e presentata della deputata del partito di ultra-destra «Yisrael Beiteinu», Fania Kirshenbaum, prevede addirittura la tassazione del 45% dei fondi esteri destinati a quelle organizzazioni non governative che ricevono anche finanziamenti statali israeliani. Entrambe le leggi dovrebbero andare all’esame della Knesset già  nei prossimi giorni e se non verranno fermate, con ogni probabilità  saranno approvate, vista la composizione dell’attuale Parlamento israeliano.
Secondo il quoditiano Haaretz, Netanyahu appoggia entrambe le proposte di legge, alzando però la somma limite di 4000 euro e facendo una distinzione più netta tra organizzazioni per i diritti umani e associazioni prettamente politiche. In ogni caso anche il premier punta a «limitare gli atti di istigazione da parte di diverse organizzazioni operanti sotto le mentite spoglie di associazioni per i diritti umani che mirano ad avere influenza sul dibattito politico il carattere e la politica dello Stato di Israele», come ha riportato Haaretz. L’approvazione della legge anti-Ong potrebbe però avere consequenze sulle relazioni di Israele con Ue e Onu. La sola Unione europea ha donato nel 2010 una somma pari a 1,8 milioni di euro alla società  civile israeliana, a cui si devono aggiungere le donazioni degli stati membri per un totale quattro volte superiore. Forte la reazione in Israele. «La Knesset dovrebbe votare contro il disegno di legge e ripulire l’immagine del paese da questa macchia nera – ha protestato il New Israel Fund,che garantisce da anni finanziamenti a molte delle Ong che operano nel campo dei diritti umani e civili. «Il governo sta preparando un assalto contro le fondamenta della democrazia israeliana» , gli ha fatto eco Hagai El-Ad, direttore esecutivo dell’Associazione per i diritti civili in Israele (ACRI).
Il disegno di legge che verrà  portato alla Knesset, è solo il primo di un pacchetto di provvedimenti legislativi che il governo Netanyahu si preparerebbe a varare in futuro, stando a quanto hanno potuto accertare attivisti della società  civile israeliana. In lista c’è anche una riforma dei poteri del governo per mettere il veto ad alcune sedute dell’Alta Corte di Giustizia; un emendamento che prevede pene minime di 3 anni per richiedenti asilo non deportabili nel loro Paese di origine e una riforma della legge sulla diffamazione, che inasprirebbe la legislazione soprattutto in materia di vilipendio da parte dei media.


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