La fame della Corea del Nord

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Ma c’è un altro aspetto della vita nord-coreana che dovrebbe attirare qualche attenzione: ed è la produzione di cibo, lo stato dell’economia rurale, e il livello generale di nutrizione nel paese che esce da ripetute carestie. Di questo si occupa un rapporto diffuso meno di un mese fa dalla Fao e dal Programma Alimentare Mondiale (l’agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura e quella per le emergenze alimentari). Il rapporto indicava che il raccolto annuale 2011 nella Repubblica democratica popolare della Corea è stato migliore rispetto all’anno precedente, ma lo stato generale della nutrizione, soprattutto dei bambini, resta assai precario (vedi www.fao.org/docrep/014/al982e/al982e00.htm).
La Fao e il Pam riferiscono che il raccolto 2011 è aumentato del 8,5% rispetto all’anno scorso, ma la Corea del Nord deve ancora importare circa 739mila tonnellate di cereali per coprire il suo fabbisogno. E poiché il governo ha pianificato di importarne 320mila, resta un deficit di cereali di 414mila tonnellate. Le due agenzie dell’Onu ne concludono che quasi 3 milioni di nordcoreani continueranno ad aver bisogno di aiuti alimentari nel 2012, in particolare legumi e cibi energetici, per sopperire alla diffusa deficienza di proteine – e aiutare a prevenire l’aggravarsi della malnutrizione. Nell’immediato raccomandano anche la fornitura di grano, orzo e patate per la semina di quest’inverno e primavera 2012, oltre alla distribuzione di teli di plastica per proteggere i vivai fino alla fine della stagione fredda (che in Corea del Nord dura a lungo, fino ad aprile-giugno). 
Le raccomandazioni della Fao e del Pam sono rivolte sia ai governi «donatori», perché finanzino i programmi di assistenza. Sia anche al governo di Pyongyang: una delle raccomandazioni a lungo termine alle autorità  nordcoreane ad esempio è di aumentare la sua produzione interna adottando criteri definiti di «agricoltura della conservazione» – cioè minimo disturbo dei suoli, copertura permanente dei terreni e rotazione delle colture – oltre a una appropriata meccanizzazione. Il rapporto fa notare che in Corea del nord le risaie rendono circa 4,3 tonnellate per ettaro, il 60% di quanto rendono nella vicina Corea del sud paragonabile per clima e natura dei terreni.
Intanto la carestia resta una realtà  quotidiana in questo paese che pure investe tanto in potenza militare. Le informazioni raccolte presso le fonti ospedaliere dicono che la malnutrizione tra i bambini piccoli è in aumento. Alcuni reparti pediatrici indicano che i bambini ricoverati per malnutrizione da aprile sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2010. È la conseguenza di alcune stagioni di penuria: fame e malnutrizione continuano a pesare sui nordcoreani, e in special modo i bambini, perché la mancanza di proteine, grassi e vitamine vitali impedisce un corretto sviluppo fisico e intellettuale. La missione Fao-Pam descrive le strategie di sopravvivenza dei nordcoreani: i cittadini vanno a rifornirsi dai parenti in campagna o comunque attraverso meccanismi di mercato informale, è diffuso il ricorso a frutti e vegetali selvatici. A volte sono le aziende che organizzano gite dei dipendenti in montagna a raccogliere frutti di stagione, o acquistano e vendono derrate dal mercato parallelo. Del resto, il sistema di distribuzione pubblico è in grado di dare appena 200 grami per persona al giorno, un terzo del fabbisogno calorico minimo. È questo il paese che eredita il nuovo leader nordcoreano – chissà  se la cosa lo allarma.


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