Bimba di due anni in coma Sospetti sui genitori

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CREMA (Cremona) — Ha i contorni di un dramma della miseria e della disperazione la storia della bimba di due anni ricoverata martedì sera in gravi condizioni all’ospedale di Brescia. I genitori dicono che è caduta dalle scale, ma i lividi, le ecchimosi, i graffi e gli ematomi in tutto il corpo raccontano uno scenario probabilmente diverso su cui la Procura di Cremona e la polizia di Crema indagano con cautela e nel massimo riserbo. 
La bambina, figlia di egiziani, è in coma. Tutto è successo martedì alla periferia di Soresina, centro agricolo di novemila abitanti a trenta chilometri dal capoluogo, nella modesta casa su due piani in cui vive la famiglia composta dal padre (che è stato appena licenziato dalla fabbrica in cui lavorava), la madre, e due fratelli di quattro e un anno. Alle quattro del pomeriggio i genitori arrivano in macchina al pronto soccorso dell’ospedale di Crema con la bimba in gravi condizioni. 
Dicono che la mattina è caduta dalle scale mentre giocava, ma non sanno spiegare perché hanno atteso tutte quelle ore prima di farla visitare. I medici, viste le condizioni della bambina e la versione illogica dei genitori, non escludono che possa essere stata selvaggiamente picchiata. Anche perché c’è un altro particolare: da un primo esame sembra che alcune delle ecchimosi risalgano a un periodo precedente a martedì. I sanitari avvertono così la polizia e fanno trasferire subito la bambina al più attrezzato ospedale di Brescia.
Le volanti corrono a Soresina in cerca di conferme (che non si trovano) all’ipotesi che la piccola sia caduta dalle scale, una rampa stretta che unisce il pian terreno, dove si trova la cucina-soggiorno, alle due camere da letto che si trovano al primo piano.
I poliziotti interrogano i vicini di casa, scavano nella vita della famiglia. Poi, ieri mattina, trasmettono un primo rapporto alla Procura di Cremona. Il pm Francesco Messina decide subito di allontanare dai genitori, a scopo precauzionale, gli altri due bambini che vengono affidati ai servizi sociali e si trovano ora in una comunità  protetta.
Il magistrato ieri non ha voluto fare alcun commento e si è limitato a dire di aver esaminato gli atti. Ma, a quanto pare, avrebbe già  iscritto nel registro degli indagati il padre, per maltrattamenti e lesioni gravissime, e la madre, per concorso nello stesso reato. Una procedura che servirà  a garantire i due in vista della perizia che dovrà  accertare se le lesioni riportate dalla bambina sono compatibili con una caduta dalle scale. 
I medici che hanno visitato la piccola, ricoverata con prognosi riservata nel reparto di rianimazione degli Spedali civili di Brescia, ritengono difficile che una caduta accidentale possa aver provocato così tante ecchimosi. Non sarebbero state inoltre riscontrate fratture ma solo gravi lesioni interne.
Il caso presenta diverse analogie con un dramma accaduto, sempre a Crema, nel 2006, quando un bambino di soli tre mesi fu portato in fin di vita all’ospedale dai genitori, i quali raccontarono che era caduto dal lettone alcuni giorni prima. Il piccolo, subito trasferito a Brescia, morì dopo 40 giorni di coma. Sotto accusa finì il padre, un egiziano, accusato di aver percosso violentemente il figlioletto sino a spappolargli il cervello. Lui si è sempre dichiarato innocente, ma nel 2008 è diventata definitiva la sentenza nei suo confronti: 22 anni di carcere per omicidio volontario.


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