Ungheria, schiaffo dell’ultradestra a Usa e Ue

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Berlino – «Nessuno al mondo può dirci come dobbiamo legiferare, se qualcuno tenterà  di deviare la nostra traiettoria lo allontaneremo educatamente». Così ha parlato il premier nazionalconservatore ungherese Viktor Orban, ammiratore di Putin, Lukashenko e Berlusconi, autocrate che sfida il mondo, con uno schiaffo al Segretario di Stato Usa Hillary Clinton e al presidente della Commissione Ue José Barroso. Il Parlamento dominato dal suo partito (la Fidesz) ha varato senza dibattito le leggi liberticide: addio alla Banca centrale indipendente, voto dei legislatori senza discussione, condanna del Partito socialista (Mszp, opposizione) come «responsabile dei crimini del comunismo», leggi sulla religione che privilegiano i cristiani rispetto agli altri. L’opposizione è uscita dal Parlamento per protesta, e fuori sulla splendida Kossuth Tér, si è trovata di fronte molti dei giornalisti più famosi del paese, in sciopero della fame da 20 giorni contro la censura, soli al gelo, sorvegliati dalla polizia politica. Capodanno nero sul Danubio: il primo gennaio, dopo gli ultimi botti, Ue e Nato si sveglieranno come un condominio con un membro sgradito, un paese mitteleuropeo magnifico e vitale ma sulla via di una dittatura dal crescente fetore di fascismo.
«Siamo preoccupati per la democrazia in Ungheria», aveva scritto Hillary il 23 dicembre al governo ungherese. Testo tenuto segreto, solo ieri il quotidiano d’opposizione Népszabadsà g è riuscito a citarlo. Intanto la stretta va avanti, come una “marcia su Roma”. Dal primo gennaio entra in vigore la nuova Costituzione nazionalclericale, che definisce l’Ungheria «nazione» (etnica, non di valori come Usa, Uk, Germania o Francia), e ai confini sugli scudi blu con le stelle europeee si legge «Ungheria» e non più «Repubblica ungherese». La Banca centrale sarà  subordinata al governo. Quanto Fondo monetario internazionale e Ue chiedevano di non fare. La scelta mette l’Ungheria a rischio di default: Ue e Fmi hanno sospeso i negoziati per il credito indispensabile a non fare di Budapest la seconda Atene.
Non è finita: la nomina politica dei magistrati diventa sistema. I postcomunisti (Mszp appunto, affiliati in Europa alla Spd tedesca, al Ps di Franà§ois Hollande, al New Labour britannico, al Pd italiano) sono «colpevoli dei crimini del comunismo». I giornalisti continuano a oltranza lo sciopero della fame. Vergognosamente ignorati dal resto d’Europa. Klubradio, il maggiore media indipendente, da domani tacerà : perderà  le frequenze. Paura, diffidenza, sospetto, si diffondono nella società , molto peggio che sotto il cinico e tollerante regime tardocomunista di Jà nos Kà dà r, al potere dal 1956 a poco prima della svolta avviata dalla rivoluzione polacca nel 1989. Sui social networks cogli paura di parlare di politica. Le comunicazioni online assaggiano intralci, al telefono di certi temi non si parla. Come diceva il grande regista Miklòs Jancsò in un suo bel film nella guerra fredda, «il silenzio scende sull’Ungheria». Ma opposizioni e società  civile, con i pochi spazi di comunicazione che restano loro, chiamano a proteste in piazza dal 2. La loro organizzazione-ponte si chiama Szolidarità s, come la Solidarnosc polacca di un’altra èra.
(Ha collaborato Agi Berta)


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