Vigilia tra fiaccole e accuse. Di Pietro: c’è chi trama contro

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Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro attende il verdetto sul referendum anti-Porcellum e per il ritorno al Mattarellum con animo non esattamente sereno: «Aspettiamo le decisioni della Consulta, ma l’idea che alcuni partiti e alcuni organi di informazione dicano che sarà  bocciato ci preoccupa perché vuol dire che qualcuno cerca di tramare contro. L’idea di non permettere ai cittadini di esprimersi con il referendum è un attentato alla democrazia», tuona l’ex pm. Vigilia di attesa con le fiaccole davanti alla sede della Corte costituzionale, invece, per Articolo 21, Libertà  e Giustizia, Move On Italia e Popolo Viola.
Qesto pomeriggio o al massimo domani sarà  presa dai giudici costituzionali – riuniti in camera di consiglio dalle 9.30 di oggi – la decisione sull’ammissibilità  dei due quesiti per il referendum abrogativo della legge elettorale, firmati da 1,2 milioni di cittadini. In previsione di un no (anche se si dice che rispetto agli ultimi giorni qualche posizione tra i giudici potrebbe essere cambiata), in parlamento si provano intese per la riforma. E il segretario del Pd Pierluigi Bersani risponde alle accuse – comprese quelle di Di Pietro – rivolte a una parte del suo partito, quelle di remare contro il via libera della Consulta: «In quelle firme c’è il nostro sudore, più di quello di tanti altri. A noi non farebbe certo piacere che una mobilitazione finisse in un diniego. C’è comunque un problema da dirimere, ci affidiamo alle forze costituzionali che decideranno in piena autonomia». In ogni caso, aggiunge Bersani, «bisogna superare una legge impotabile e inaccettabile, si fissi un calendario per le riforme istituzionali e quella elettorale. La priorità  è ridare ai cittadini la possibilità  di scegliere il loro parlamentare. Tutto il resto viene dopo». Il «resto» comprende trovare tra partiti che hanno idee diverse un’intesa su quale sistema di voto adottare.
Anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano, giura comunque che il suo partito non ama più la «Porcata»: «Noi, unitariamente, abbiamo sottolineato la necessità  di modificare in ogni caso l’attuale legge per restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri candidati», spiega dopo le riunioni in via del’Umiltà . Ma un berlusconiano di ferro come Osvaldo Napoli dice che «la riforma elettorale non è la panacea al male che corrode la democrazia in Italia. Stabilire chi comanda e sulla base di quali procedure è la più urgente delle riforme. Dopo si pone il problema di chi controlla il potere esecutivo e di come eleggere i controllori».
Una proposta del Pdl dovrebbe uscire nei prossimi giorni dai tavoli di discussione convocati da Alfano, annuncia il segretario che per il momento ipotizza il ritorno le preferenze in un sistema «bipolare che consenta ai cittadini di scegliere il presidente del consiglio, la maggioranza e il programma elettorale». E un centinaio di parlamentari pidiellini hanno per ora firmato una proposta per l’elezione diretta del premier e del presidente della repubblica.


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