Vigile ucciso, l’autista fermato in Ungheria

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MILANO – C’era un nomade di 24 anni alla guida del Bmw X5 che giovedì sera ha travolto e ucciso alla periferia nord di Milano Niccolò Savarino, il vigile di quartiere che si era messo davanti al veicolo per evitare che fuggisse. Nella notte tra ieri e sabato, la polizia ungherese ha intercettato a Kelebia, città  ungherese al confine con la Serbia, il giovane in fuga. Grazie al mandato di arresto europeo, emesso a tempo di record dal pm Mauro Clerici e dal capo della procura Edmondo Bruti Liberati, convalidato dal gip Giuseppe Vanore, il presunto killer è stato fermato prima che varcasse il confine e sparisse. 
Goico Jovanovic, passaporto tedesco e origini serbo-croate, viveva a Busto Arsizio. Era stato individuato come l’autista del suv che aveva investito e trascinato per trecento metri Savarino, 42 anni, morto poche ore dopo in ospedale. Gli uomini della squadra mobile di Milano, diretti dal vice questore Alessandro Giuliano, insieme agli agenti della polizia municipale, avevano il suo nome poche ore dopo la tragedia e hanno lavorato senza sosta per trovarlo. Ora puntano a individuare i fiancheggiatori che da via Varè, dove è stato travolto il vigile, hanno aiutato lo slavo a fuggire. Jovanovic, precedenti per reati contro il patrimonio e una lunga sequela di alias, è un truffatore conosciuto dalla polizia di mezza Europa, insieme alla sua banda di slavi. Era già  stato in carcere per la truffa “eccellente” nel 2009 a Valencia, degenerata in rapina. Quando – con il solito metodo del rip-deal, soldi falsi per compravendite o per scambi di banconote – si era finto sceicco ed era riuscito a rubare i preziosi di Evita Peron da una gioielleria di Valencia: anelli e orecchini di diamante, una tiara da 147 carati che stava per pagare con denaro falso, prima di essere scoperto dalla proprietaria, Dolores Monteagudo, che venne picchiata e derubata di sei milioni di euro di preziosi. 
Giovedì sera, Goico Jovanovic ha appena travolto il vigile quando torna ad essere l’abile professionista del camuffamento. Diventa un elegante ragazzo che nel parcheggio di via Lancetti chiede con un sorriso a una donna se può spostare l’auto più in là  per poter infilare il suo X5. Poi sparisce. Saranno i colleghi della vittima a trovare l’auto nel parcheggio. Notano un’ammaccatura sul cofano, le tracce di vernice verde della bici del vigile sulla carrozzeria, il sangue sotto il veicolo. Da qui parte la caccia al killer della squadra omicidi della mobile, diretta da Alessandra Simone, che conduce fino al confine serbo. La fuga di Goico dura solo due giorni, quando viene fermato con mandato europeo per omicidio aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.
«È la prova dell’importanza del mandato di cattura europeo – ha commentato il capo della procura milanese Edmondo Bruti Liberati – È bastato inserire nel sistema informatico il provvedimento e la polizia ungherese ha eseguito il fermo». Per Bruti Liberati, «la svolta c’è stata grazie alle intercettazioni telefoniche, senza le quali non avremmo raggiunto nessun risultato. Bisogna ringraziare il personale amministrativo che ha lavorato fuori l’orario di lavoro, anche se gli straordinari sono bloccati da tempo». Saputo dell’arresto, la famiglia di Niccolò Savarino chiede giustizia. «Ci auguriamo che non esca più di galera, deve pagare per quello che ha fatto – dicono i due fratelli della vittima, Rocco e Carmelo – abbiamo visto troppi casi di assassini che dopo pochi mesi sono stati rimessi in libertà ».


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