Scampia Occupy

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NAPOLI – Occupyscampia è la parola d’ordine che circola su Twitter da lunedì, da quando cioè Pina Picierno, parlamentare campana del Pd, l’ha lanciata e la rete l’ha fata rimbalzare come un mantra. L’iniziativa nasce da un articolo pubblicato da Il Mattino in cui si racconta che i clan hanno imposto il coprifuoco a Scampia, la piazza di spaccio a cielo aperto più famosa d’Italia, e a Melito, paese dell’hinterland lì a due passi, cioè nelle due zone teatro dell’ultima minifaida di camorra, tutta interna al cartello degli Scissionisti. Il potente clan Polverino di Marano, dal grilletto facile, sarebbe arrivato in soccorso delle vecchie famiglie degli Abete, Abbinante, Notturno, Pariante, Marino, Petriccione, Magneti, contro le mire espansionistiche dei trentenni capeggiati da Mariano Riccio. Risultato: una decina di cadaveri in poche settimane. Così pare che la consegna per il quartiere sia negozi chiusi dopo le 19.30 e donne a casa.
«La camorra impone il coprifuoco a Scampia. Si comporta come se quel territorio fosse cosa loro. E noi gli facciamo capire che non è così! occupiamo le strade, stiamo nei negozi, e organizziamo pure una bella festa, alla faccia loro! Tutti insieme possiamo farlo! Questo è #occupyscampia! Dateci una mano!» tweetta Pina Picierno e il giro dei contatti si allarga vertiginosamente. Giulio Cavalli, attore e regista sotto scorta per i suoi spettacoli sui clan infiltrati nel nord Italia, attualmente consigliere regionale lombardo, replica: «Sarò a Napoli per tenere alta la saracinesca della dignità  contro la camorra. Siateci!». Venerdì (ma la data non è ancora sicura al 100%) si esibirà  nella lettura di alcuni testi. E il territorio? «Bisogna partire da chi lì lavora da anni come il Gridas, il Mammut, il Centro Hurtado, le parrocchie, i comitati di cittadini, l’esperienza di Punta Corsara, gli operatori sociali, gli educatori» scrive sul suo blog Francesco Nicodemo, democrat napoletano. «Stiamo cercando di contattare tutti – spiega Picierno – vogliamo un’iniziativa plurale, a cominciare proprio da chi ci vive. Io vengo dal casertano e non voglio che accada quello che è successo a Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa… paesi abbandonati. Andiamo tutti a Scampia e imponiamola all’attenzione generale».
A Scampia però la perplessità  c’è. Il Centro territoriale Mammut mette su facebook le immagini della sera prima: sono le 22 e le crew si riuniscono per le evoluzioni hip hop come sempre, nessun coprifuoco li ha tenuti a casa. Ciro Corona ha 31 anni ed è uno dei soci dello sportello anticamorra gestito dall’associazione (R)esistenza, nell’atrio della Municipalità , proprio nel cuore del quartiere: «Da giorni la sede del comune è invasa dai disoccupati dell’area nord di Napoli, siamo pieni di vigili e polizia per questo. Se ci fosse il coprifuoco, nei termini in cui raccontano la cosa i giornali, i clan li avrebbero fatti andare via subito. Un’altra prova? Con i ragazzi stiamo lavorando allo spettacolo teatrale Scampia Trip, tratto dall’antologia e cd in collaborazione con la band degli ‘A67. Ci vediamo tutti i lunedì e giovedì nel tardo pomeriggio perché prima c’è la scuola e i compiti. Lo scorso lunedì abbiamo finito alle 20 ma alle 22 stavamo ancora per strada a chiacchierare». Le prove sono serrate perché lo spettacolo, regia di Erminia Sticchi, dovrebbe debuttare nell’Auditorium del quartiere il 21 marzo, nella giornata dell’Impegno nella lotta alle mafie.
Quelli che non fanno teatro magari vanno al Gridas dove sono nel pieno della preparazione de carnevale, un evento. Il 19 febbraio ci sarà  la sfilata che coinvolge tutta Scampia, una festa di carri di cartapesta, musica, balli e giocoleria, il tema “O la Borsa o la vita”, i laboratori vanno avanti da quasi un mese. Insomma, la camorra occupa militarmente le piazza di spaccio – le case dei puffi, Chalet Baku, le case celesti – e quando le forze dell’ordine le mettono sotto assedio si spostano, invadendo la Vela celeste ad esempio, almeno fino al blitz della scorsa settimana. Ma Scampia non è tutta dentro le piazze di spaccio. È anche una comunità  viva che si organizza e autorganizza, ha i suoi luoghi e la sua socialità , senza coprifuoco e senza orari. «Ho sentito tanti gruppi – conclude Ciro – a noi non risulta nessun coprifuoco, certo però c’è aria di faida, un po’ come quando cominciò nel 2004, con la paura delle pallottole vaganti e le vedette dei clan armate. Vogliono occupyscampia? Benissimo, venite qui e parliamone».


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