Cinque miliardi di dollari per Facebook in Borsa

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NEW YORK – Un gioco concepito nella stanzetta di un college sette anni fa da oggi è la compagnia che fa sognare l’America. Facebook entra in Borsa e a 27 anni Mark Zuckerberg conquista un altro record. Adesso non è solo il ragazzo più ricco del mondo: è anche il più giovane capitano d’impresa che Wall Street ricordi. L’attesa per l’annuncio della quotazione è stata mozzafiato: poi ieri, a listini chiusi, l’annuncio delle carte depositate alla Sec, cioè la Consob di Wall Street. I numeri sono davvero da capogiro. L’azienda di Palo Alto conta di raccogliere dai 5 miliardi di dollari. Il precedente più diretto è Google. Debuttò in Borsa nel 2004 – proprio l’anno in cui nasceva Facebook – e allora i suoi quasi 2 miliardi (1.8) furono da record. Una raccolta del genere potrebbe fare salire il valore della compagnia – che nel 2011 ha avuto un fatturato da3 miliardi di dollari- da 75 a 100 miliardi.

Non si tratta della più grande Ipo (Initial Public Offering) della storia dell’hi tech ma di una “pietra miliare”. Parola di Larry Summers, già  segretario al Tesoro di Bill Clinton ell’ex consigliere economico di Barack Obama: «Molte aziende forniscono prodotti che ci permettono di fare meglio cose che facevamo già  prima. Le aziende più importanti, come Ford o Ibm ai loro tempi, sono quelle che ci aprono nuovi scenari e ci consentono nuove interconnessioni. Facebook è una di queste».

Il debutto in Borsa arriva entro due o tre mesi dalla presentazione della carte. Da maggio dunque “The social network” celebrato anche in un film da Oscar potrà  offrire le sue azioni sul mercato: e sarà  proprio con quella denominazione “FB” che è già  la sigla con cui è conosciuto in tutto il mondo. Ma fino alla fine si è combattuta anche un’altra battaglia: quella della piattaforma: sia il New York Stock Exchange dove sfila il gotha della finanza sia il Nasdaq che raccoglie il meglio dell’hi tech hanno lottato per aggiudicarsi il debutto più atteso del decennio.

Una festa di miliardi apparecchiata da Morgan Stanley che sul filo di lana avrebbe soffiato alla rivale Goldman Sachs la guida delle quotazioni. Un lavoretto che in questi casi viene ripagato con almeno mezzo miliardo di gettoni. Ma Goldman Sachs sarà  comunque beneficiata dalla discesa in Borsa: l’anno scorso aveva scommesso con un proprio investimento. E la superquotazione oggi dovrebbe portare alle stelle anche il suo valore.


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 La colonia per i figli dei dipendenti e le borse di studio per l’università . E poi: la possibilità  di stage negli stabilimenti all’estero e il pediatra gratuito. E tanti altri servizi che trovano ispirazione nel welfare d’azienda (di questi tempi un po’ snobbato) dell’Olivetti dell’ingegner Adriano e nella tradizione (e chi ne parla più) del capitalismo solidale.

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