Troppi disoccupati È ora di cambiare

Loading

Disoccupazione e mancanza di competitività  sono tuttavia sintomi di una crisi e non la causa. Lo stress dell’eurozona ha origine nell’integrazione del mercato finanziario degli anni ’90. Gli investitori scommisero allora sulla convergenza dei tassi d’interesse nominale in tutti i Paesi e non solo in quelli appartenenti all’eurozona che avrebbe generato il completamento del mercato interno. Alla fine del processo, le multinazionali con sede in Grecia, per esempio, avrebbero ottenuto localmente prestiti con lo stesso tasso con il quale li avrebbero ottenuti negli altri Paesi, e lo stesso valeva per gli Stati.
Più si è scommesso su questa convergenza, più rapidamente essa si è realizzata, e questo ritmo spiega il calo dei rendimenti delle obbligazioni di Stato a lungo termine nei 12 Paesi che per primi costituirono l’eurozona, dai quasi 5 punti percentuali del 1993 all’1,5% del 1999. La convergenza del tasso d’interesse nominale comportò una riduzione importante degli stessi nei singoli Paesi: il rendimento delle obbligazioni sovrane greche a 10 anni, che nel 1993 era al 23,3%, era sceso nel 1999 al 6,3. Tuttavia, a un calo così drastico del tasso deve corrispondere un aumento della domanda dall’estero. In Italia, il rendimento dei decennali scese tra il 1999 e il 1995 dal 12,2 al 14,7%, ma la quota del debito italiano detenuta all’estero raddoppiò quasi, dal 15 a poco oltre il 27 .
Il flusso di denaro interpaese spiega sia l’aumento dei deficit sia il perché della crescita più rapida dei prezzi e dei salari nella periferia. La combinazione di tassi d’interesse in calo e di un controllo dell’inflazione relativamente più efficiente rese possibile per questi Paesi mantenere l’occupazione nel settore manifatturiero e le quote di mercato nell’export. Dopo Lehman però, i flussi di denaro degli investitori hanno invertito direzione spostandosi verso asset più sicuri, verso la Germania, producendo un innalzamento dei tassi d’interesse nei Paesi periferici e compromettendo la loro competitività  nelle esportazioni: senza capitale a buon mercato e disponibile, le aziende non hanno potuto più competere e sono state costrette a licenziare. Ora gli economisti sostengono che la periferia dovrebbe abbassare i salari per recuperare competitività , mentre i Paesi centrali dovrebbero accontentarsi di investire all’interno delle frontiere. Ciò ci riporta allo status quo precedente l’integrazione dei mercati europei del capitale e implica che le aziende della periferia per finanziarsi pagheranno un costo più alto di quello pagato nei Paesi del centro. Quando la crisi si sarà  attenuata, sarà  nuovamente logico che una multinazionale paghi per finanziarsi in Grecia tanto quanto pagherebbe altrove nell’eurozona. Se una maggiore efficienza del mercato e un più basso costo relativo dei salari contribuiranno a migliorare la competitività  della Grecia, ciò costituirà  un motivo in più per scommettere su una nuova convergenza dei tassi d’interesse nominali. Potrebbe verificarsi tuttavia anche un’altra inversione: finché i flussi alla ricerca di asset sicuri si sposteranno tra i Paesi, sussisterà  il rischio che certi Paesi si ritrovino a corto di liquidità  e subiscano innalzamenti del tasso d’interesse nominale.
* Professore di Studi europei alla Johns Hopkins University.
Traduzione di Guiomar Parada


Related Articles

Pensioni, la metà  sotto i 500 euro e l’80% non raggiunge quota mille

Loading

Boom delle uscite per anzianità  dopo il “blocco”: più 73%. Rapporto annuale Inps: la previdenza dei giovani non è a rischio e il sistema è in equilibrio

Il Sud verso lo “tsunami demografico”nei prossimi anni emigrerà  un giovane su 4

Loading

 

L’allarme del Rapporto Svimez 2011: nel Mezzogiorno la disoccupazione reale al 25% alimenta le partenze e nel 2050 quasi un abitante su cinque avrà  più di 75 anni. La fuga dalle città  colpisce soprattutto Napoli, Palermo, Bari e Caserta. Il 45% di chi va via ha laurea o diploma

Il 2015 è stato l’anno migliore di sempre

Loading

Nonostante guerre e terrorismo, il 2015 ha registrato anche un miglioramento costante della qualità della vita per gran parte degli abitanti del nostro pianeta

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment