Ecco come cambia il processo del lavoro decisioni in due mesi e udienze ad hoc

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ROMA – Una dozzina di articoli. Per riscrivere completamente il processo del lavoro. I suoi tempi, le sue scansioni, le sue regole. E alla fine decidere il destino del lavoratore e di chi vuole licenziarlo con o senza una sufficiente ragione. Dodici articoli che venerdì scorso il ministro della Giustizia Paola Severino ha mandato alla sua collega del Lavoro Elsa Fornero. Articoli che diventeranno parte integrante della riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. 
Una piattaforma per mettere le ali al processo del lavoro. Oggi quel processo è una vecchia locomotiva stanca e sbuffante. Di solito servono dai tre ai quattro anni per ottenere una sentenza di rigetto o di reintegro in una causa di lavoro. Da domani lo stesso rito diventerà  un Freccia rossa: step obbligati, tra primo, secondo e terzo grado, con 30 o 60 giorni al massimo tra uno e l’altro per ricorrere e far decollare la nuova fase del dibattimento. 
Hanno impiegato un paio di riunioni, al ministero della Giustizia, per disegnare il nuovo rito. Allo stesso tavolo si sono seduti i tecnici di Severino e quelli di Fornero. A guidarli Salvatore Mazzamuto, all’università  di Palermo docente di diritto privato, ma da tempo impegnato in via Arenula. Prima con Angelino Alfano come suo consigliere giuridico, adesso come sottosegretario con Severino. Concentrato soprattutto sulla riforma del processo civile. È lui ad aver messo l’imprinting alla bozza dei 12 articoli. 
Nei quali svetta una prima novità . D’ora in avanti, in ogni tribunale, sarà  il presidente a decidere che i processi in tema di licenziamento dovranno avere quello che a via Arenula chiamano «spazio dedicato». Ogni settimana, a quei dibattimenti dovranno essere garantiti un numero sicuro e certo di ore in modo da poter essere espletati. Questa è una condizione imprescindibile, senza la quale qualsiasi innovazione o pretesa accelerazione rischia di finire nel nulla. Nessun rinvio, ma certezza che ogni settimana quei processi si faranno. 
Ma ecco il nuovo rito. Se oggi il lavoratore ricorre e deve aspettare mesi e anni per conoscere la sua sorte, domani si vedrà  garantito un procedimento sommario che, spiegano le fonti dei due ministeri, «ha preso in prestito come modello quello dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, nel quale si affronta il capitolo del ricorso al giudice del lavoratore a causa di comportamenti anti-sindacali messi in atto dal datore di lavoro». Lì si parla di una risposta della giustizia «con decreto motivato e immediatamente esecutivo». Se palazzo Chigi, nella riscrittura dell’articolo 18, adotta in toto la proposta di via Arenula, anche per il licenziamento la magistratura fornirà  una decisione immediata. Ci sarà  un’ordinanza di accoglimento o di rigetto. 
Ovviamente le parti, a questo punto, avranno davanti a loro il dibattimento in aula, perché potranno opporre le loro ragioni. Ma dovranno farlo in tempi rapidissimi perché – e qui sta l’altra novità  importante contenuta nel nuovo rito – non ci saranno più di 30 (o da stabilire se 60) giorni per andare davanti al tribunale. La stessa scansione rapida regolerà  il reclamo in appello e alla fine il ricorso in Cassazione. Una corsia preferenziale cui corrisponderanno dei tempi stringenti. Tutto ciò, ovviamente, comporterà  un organico delle sezioni e dei giudici del lavoro del tutto rivisto. Ma per i conti, tribunale per tribunale, c’è ancora un po’ di tempo.


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