La Sony spegne 10.000 posti di lavoro

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TOKYO – La Sony prepara un altro robusto taglio al personale di 10.000 posti a livello globale, circa il 6% dell’attuale forza lavoro da attuare entro la fine dell’ esercizio in corso, nell’ennesimo sforzo di ristrutturazione e rilancio di un gruppo, un tempo sinonimo di innovazione hi-tech. La mossa, anticipata dai media nipponici, sarà  ufficializzata giovedì 12 aprile, quando il neo numero uno Kazuo Hirai, da pochi giorni succeduto all’amministratore delegato straniero Howard Stringer, terrà  una conferenza stampa alla sede di Shinagawa, a Tokyo, per svelare «le nuove strategie aziendali», recita l’invito. 
La metà  dei tagli, secondo il quotidiano finanziario Nikkei, sarà  generato dal consolidamento delle attività  chimiche e dalla riduzione della produzione di televisori LCD, che verrà  ridotta della metà , da 40 a 20 milioni di unità , cancellando l’ambizioso obiettivo fissato nel 2009. Il settore per il quale la Sony è famosa nel mondo ha aperto una voragine nei conti del colosso giapponese, essendo alla base delle perdite nette dell’esercizio 2011/12 al 31 marzo, quarto di fila in rosso e ottavo solo per le tv a cristalli liquidi, stimate in 220 miliardi di yen (circa 2 miliardi di euro).
Stringer e altri sei top executive, a pieno servizio nell’ ultimo anno fiscale, rinunceranno ai ricchi bonus allo scopo di «assumersi la responsabilità » della situazione.
A fine marzo 2011, Sony vantava 168.200 dipendenti a livello consolidato, molti dei quali già  licenzziati nell’ultimo piano di ristrutturazione di dicembre 2008, nel mezzo della recessione globale innescata dal default di Lehman Brothers, che aveva comportato l’ eliminazione di 16.000 posti di lavoro nel mondo e la chiusura di cinque dei nove impianti di produzione delle tv.
Sul nuovo ciclo di tagli, tuttavia, non è chiara la quota da ripartire sul fronte domestico e su quello estero, anche se si prevede possano essere spalmate in modo uniforme a livello di gruppo. Oltre all’accelerata al riassetto e alla cessione di asset non strategici e difficilmente redditizi, ci sono elementi che segnalano una manovra diversa dalle precedenti: Sony in passato ha puntato soprattutto su dismissioni e consolidamenti della produzione, mentre questa volta finirebbero nel mirino anche le unità  coinvolte nello sviluppo, nella vendita e nelle attività  amministrative.
Il colosso dell’entertainment e della PlayStation ha spiegato a marzo che avrebbe ceduto le sue attività  chimiche alla Development Bank of Japan, controllata dal governo di Tokyo, mentre per le attività  nei cristalli liquidi di piccole e medie dimensioni la soluzione trovata è la fusione con quelle analoghe di Toshiba e Hitachi, altri colossi dell’elettronica nipponica, insieme e Panasonic e Sharp, in decisa difficoltà  sotto la concorrenza dei player sudcoreani Samsung e Lg, nonchè, quanto a tablet e smartphone, della Apple.


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