Paura spread, Milano brucia il 5%

Loading

ROMA — È arrivato così, apparentemente senza spiegazioni, il nuovo forte sussulto dei mercati che ha fatto volare lo spread dei Btp italiani oltre quota 400 punti e ha fatto cadere, con movimento simmetrico, il listino di Piazza Affari quasi del 5%. Le tensioni, è vero, erano tornate prima di Pasqua ma una tale recrudescenza non se l’aspettava nessuno. Tanto che i tecnici ieri si sono interrogati a lungo su cosa, nello specifico, abbia fatto scattare il nuovo allarme e il ritorno della paura — e della speculazione — tra gli investitori. Probabilmente sono stati più fattori, alcuni anche contrastanti tra loro, ad agire in una situazione di scarsi movimenti, in cui basta poco a far schizzare prezzi e rendimenti, dovuta alle festività  pasquali, che per una concomitanza con le vacanze scolastiche, ha allontanato dal lavoro anche i più alacri trader anglosassoni. 
È quello che è successo sul secondario, con la Spagna e i conti pubblici ancora al centro delle preoccupazioni e l’Italia, col suo alto debito, dietro. Lo spread tra i Bonos e i Bund tedeschi è arrivato a toccare i 435 punti. Il differenziale tra i Btp decennali e Bund tedeschi di uguale durata ha chiuso invece a 404 punti, 32 centesimi in più di venerdì, con un rendimento per i titoli italiani al 5,68%. L’elemento più significativo, e più preoccupante per il futuro, però, a detta degli osservatori più esperti, è il basso livello, al minimo, toccato dai rendimenti dei titoli tedeschi, l’1,64%. Perché quando le richieste si concentrano sui Bund, e si punta sull’affidabilità  della Germania (da cui ieri è arrivata l’unica notizia economica positiva, il progresso di esportazioni e importazioni), significa che è in calo la fiducia sulla tenuta dell’euro e dell’Europa. Non convince gli investitori l’impegno della Ue sul firewall, il muro anticrisi, che dovrà  prendere forma al prossimo G20 finanziario di Washington. E creano confusione, sempre a detta di molti osservatori, le perplessità  (dalla richiesta di exit strategy agli allarmi per il possibile impatto sull’inflazione delle mega aste realizzate da Francoforte), espresse in particolare da vari esponenti (banchieri e non) tedeschi sull’azione della Bce guidata da Mario Draghi.
Dai titoli ai listini che sono crollati in tutta Europa bruciando complessivamente, in una sola seduta, oltre 170 miliardi di euro. Piazza Affari è stata la peggiore, andando giù del 4,98%, spinta dal cedimento delle banche, che di titoli di Stato ne hanno tanti in portafoglio. Pesante anche Parigi che ha perso il 3,08% mentre Francoforte ha ceduto il 2,49% e Londra il 2,24%. Sugli scambi hanno pesato i timori per la Spagna ma soprattutto le preoccupazioni per il peggioramento delle previsioni economiche provenienti dagli Usa, dove Wall Street ieri ha ancora girato in negativo (-1,65% in chiusura, ai minimi).
«Il clima sui mercati sicuramente risente dei problemi legati alla crescita, ma sono entrati in circolo anche elementi tecnici», osserva Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema. Come lo smobilizzo di titoli italiani, acquistati nei primi tre mesi dell’anno anche grazie alle aste della Bce, per rimpolpare le trimestrali, visto che, come ha calcolatoBloomberg, Bot e Btp hanno reso nel periodo il 13%.
C’è da sperare, o per lo meno lo spera il Tesoro, che le banche e gli investitori ricostituiscano i portafogli alle aste previste per oggi, quando saranno offerti Bot per 11 miliardi e domani in cui saranno offerti, con grande prudenza, tra 3 e 5 miliardi di Btp a 3, 5 e 15 anni. Con una vigilia così tempestosa l’interrogativo, purtroppo, è su quanto saliranno i tassi di assegnazione.


Related Articles

Papà  Marcegaglia striglia la Fiom

Loading

Mirco Rota (Fiom Lombardia): «Stanno spaventando gli operai per metterli sotto ricatto»

Come cambia il lavoro. Contratti, tutele e indennizzi: scattano le modifiche

Loading

Il contratto a tutele crescenti è molto più flessibile rispetto al vecchio contratto a tempo indeterminato perché semplifica le regole sul licenziamento

E. R. Tecnici in prima linea

Loading

NUOVA FINANZA PUBBLICA
Il nuovo «fronte del debito» aperto da Mario Monti la scorsa settimana punta a colpire un pezzo fondamentale del nostro welfare, il sistema sanitario nazionale (Ssn). Secondo il premier il nostro Ssn costerebbe troppo, e sarebbe quindi necessario trovare nuove fonti di finanziamento di tipo privatistico. Stanno davvero così le cose?

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment