I passi indietro e gli antichi nodi scorsoi

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Difficile dire se sia stato ieri sera più agghiacciante o ridicolo sentire la senatrice Rosi Mauro chiedersi perché mai dovrebbe dimettersi da vicepresidente di Palazzo Madama. «Prima — ha aggiunto — vorrei vedere quale è l’accusa». 
Ora, posto che una vaga idea di cosa stia emergendo dalle inchieste di tre differenti procure sui fondi della Lega dovrebbe pur essersela fatta, nessuno vuol condannare un membro del Parlamento italiano prima che si arrivi ad avvisi di garanzia, rinvii a giudizio, sentenze passate in giudicato. In Italia (non sempre è stato così da parte di alcuni «padani») si usa così, si cerca di essere garantisti, si evita di sventolare cappi con nodo scorsoio, comunque un processo vada a finire. Dovrebbe però esistere per tutti, soprattutto per la classe dirigente di un Paese, politica o non politica, qualcosa di simile al senso dell’onore. Essere anche solo schizzati di striscio da una parte delle notizie che sul conto della senatrice Mauro sono arrivate (non per un «attacco mediatico» come maldestramente ha affermato), dovrebbe consigliare gesti rispettosi verso il popolo che si pretende di rappresentare. Ci si aspetta che un vicepresidente del Senato della Repubblica sia al di sopra di ogni sospetto. E che se questo sospetto ad un certo punto si manifesta per via giudiziaria, quel vicepresidente faccia subito, senza aspettare di sentirselo chiedere e ripetere, un passo indietro.


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