Grecia, il “voto della collera” ucciderà  i partiti

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È stato definito il “voto della collera”, questa prima verifica elettorale delle misure di austerità  volute dall’Europa e passate dal governo che hanno profondamente alterato il panorama sociale del Paese. E rabbia e delusione erano i protagonisti dei comizi conclusivi a cui, dopo una lunga assenza dalla piazza, si sono decisi i due partiti di governo, forse per non violare un’antica tradizione, più probabilmente ansiosi di recuperare l’attenzione popolare. Ma le folle ondeggianti e oceaniche, il senso di una festa corale, erano ricordi del passato. Antonis Samaras – leader dei conservatori di Nuova Democrazia – ha scelto uno stretto viale del centro per ammassare facilmente poche migliaia di persone a cui spiegare il perché dopo un lungo rifiuto abbia accettato il “memorandum europeo”, gridare il suo intenso nazionalismo (la nonna si uccise quando i nazisti invasero Atene) e riproporre la liturgia del suo neo-liberismo (taglio delle tasse, liberalizzazioni, privatizzazioni ). Ma un Paese affranto sembra dargli poco credito; i sondaggi dicono che è lontano persino da quel 33% che segnò, nel 2009, una sconfitta storica.
QUELLO che è stato per decenni il suo oppositore ed ora compagno di governo, il socialista Evangelos Venizelos, non ha saputo rinunciare a Piazza Syntagma, da sempre il santuario del Pasok, dove il fondatore Andrea Papandreu infuocava decine di migliaia di persone. Ma per Venizelos la piazza era semi-vuota, le bandiere afflosciate, gli slogan poco convinti. Alto, grosso, la faccia larga e minacciosa, Venizelos ha lottato a lungo per diventare leader, era considerato un duro, uno “street-fighter”, ma, arrivato a Bruxelles, si è velocemente afflosciato sullo scanno del potere. Ora, con l’eloquio disinvolto dell’avvocato, cerca di spiegare che alle misure di austerità  non ci sono alternative. Cerca così di sfruttare le paure e le incertezze dell’opinione pubblica. Ma il partito sembra quasi dissolversi (i sondaggi dicono che dal 44% potrebbe passare al 14 %) con l’assotigliarsi di quello stato sociale per cui ha a lungo combattuto. Il sociologo Costa Panagopoulos sostiene che le incrostazioni ideologiche create da due dittature e da una lunga guerra civile sono saltate e per la prima volta la tradizionale divisione tra destra e sinistra non domina più il dibattito elettorale: il voto si è trasformato in un referendum sulle misure di austerità . Gli ultimi dati sulle miserie del Paese vengono dall’Unicef e dall’Ocse: tra il 23 e il 25% dei bambini greci vive ora al di sotto del livello di povertà  e la malnutrizione è diffusa. Ad aver attratto l’attenzione popolare sono soprattutto due schieramenti guidati entrambi da giovani politici disposti a cercare nuove coalizioni. Panos Kamenos viene da Nuova Democrazia è legato alla Chiesa, ha creato il suo partito (“Grecia indipendente”) in un paio di mesi ed i sondaggi gli danno già  l’11% dei voti: “La Germania ci considera terra di occupazione, i tedeschi vogliono portarci via la nostra libertà  e la nostra sovranità ”. Più a sinistra, animato dallo stesso acceso patriottismo, si incontra la “coalizione della sinistra” (Syriza), guidata da Alexis Tsipras, 37 anni, il più giovane leader politico greco. Un passato nel partito comunista, Tsipras è balzato alla ribalta proponendo un ampia coalizione di eurocomunismi, socialisti, socialdemocratici, ambientalisti ed è riuscito a vincere il feroce schematismo che in Grecia ha sempre diviso la sinistra.
SOSTIENE che il suo Paese è diventato “una colonia” e che gli enormi sacrifici dei greci servono solo per il “grande capitale” e per nutrire l’economia tedesca e dei Paesi del Nord. “Ma domenica – grida alla folla – saremo al governo, restaureremo la democrazia e bloccheremo la corsa del Paese verso la distruzione”.


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